I  BORBONI  DI  NAPOLI

 

Di Alexandre Dumas

 

PREMESSA:

 

Poche parole in proposito della nostra storia dei Borboni di Napoli.

 

Ci si domanderà, forse, donde è surto in noi l'orgoglio di scrivere una storia de' Borboni di Napoli dopo Cuoco, Botta, e Colletta.

Risponderò con la maggiore semplicità: Dall'esser capitati nelle nostre mani moltissimi documenti che non erano, e non potevano essere conosciuti da que' tre grandi storici.

Cuoco scriveva gli avvenimenti che accadevano sotto i suoi propri occhi, e, quasi sempre, ne ha rilevati gli effetti senza poterne conoscere le cause.

Botta e Colletta scrivevano nell'esilio: l'uno in Francia, l'altro in Toscana.

Non fa dunque meraviglia che sien loro mancati i documenti.

E quand'anche avessero scritto a Napoli, si sarebber trovati nella stessa penuria di dati storici.

L'Uomo che per uno spazio di ben 66 anni, non scrisse, ma fece la storia; l'Uomo che occupa da se solo più della metà del tempo in cui hanno regnato i Borboni sul trono di Napoli: Ferdinando primo, aveva prese tutte le possibili precauzioni perché l'Istoria mancasse di notizie quando venisse per lei il momento di registrare i suoi fatti e le sue geste.

Il giorno 24 di Gennaio 1800 egli aveva per organo del suo direttore di Polizia, fatto pubblicare in suo nome il decreto seguente:

 

 

 

FERDINANDO IV.

 

Re delle Due Sicilie. di Gerusalemme, ecc., Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro, ecc.; Gran Principe Ereditario di Toscana ecc., ecc., ecc.

 

DON ANTONIO DELLA ROSSA

 

Direttore Generale della Polizia

 

« Per condannare all'obblio, finanche la memoria dell'estinta anarchia, che tendeva a distruggere la Religione e lo Stato, s'è degnata la Sua Maestà emanare la seguente Sovrana determinazione:

« Il luogotenente Capitan Generale del Regno, Principe di Cassero, con viglietto dei 16 del corrente, ha partecipato alla Real Segreteria di Stato, Giustizia e Grazia, quanto segue: « Non convenendo di far rimanere in mano dei particolari gli editti, manifesti, proclami e collezioni di essi, ed altre simili abominevoli carte, formate nel tempo dell'abbattuta anarchia, dall'intruso sedicente Governo, dai Generali e Commessarii Francesi, dalle varie Commessioni, ed altri che avessero avuto parte nel citato infame sedicente Governo, lo partecipo a codesta Real Segreteria di Giustizia, affinché disponga un editto da pubblicarsi col quale venga prescritto a tutti coloro che ritengono presso di se, fosse per curiosità semplice e non già per sinistre intenzioni, tal sorta di editti, proclami, sanzioni, manifesti, tanto sciolti che in collezioni legate in volumi; che fra un certo determinato tempo, si esibiscano o in potere della Giunta di Stato, o del Direttore Generale della Polizia, colla comminazione di gravi e severe pene, ad arbitrio di S. Maestà contra coloro che, elasso il termine che sarà prescritto nell'editto, continuassero a ritenere presso di loro le cennate carte. Disponga inoltre che raccolte che saranno le carte suddette, per mezzo del boja siano date alle fiamme e ne'soliti luoghi in pubblico, ed ove la quantità fosse eccedente, dopo che se ne sarà abbruciata nel modo suddetto una porzione, il rimanente ancora si faccia consumare dal fuoco, ma in privato e nel miglior modo che si crederà conveniente; ritenendosi però una sola copia per ognuno di tali editti, sanzioni, proclami, manifesti, e collezioni in volumi, quali accompagnati di un elenco di essi mi si rimettano. Nel Real Nome, la detta Real Segreteria di Giustizia comunica tutto ciò a Vostra Signoria Illustrissima, affinché ella disponga la formazione e la pubblicazione (nel modo solito) dell'accennato editto, spiegando in esso il tempo che si stabilisce per l'esibizione delle suddette carte. ‑Palazzo, 18 Gennaio 1800 ‑ Emmanuele Parisi ‑ Al Signor Direttore di Polizia. »

« Ordiniamo intanto che la suddetta Sovrana determinazione si esegua ed a tal effetto prescriviamo.

« L' Che fra il termine di giorni otto computando dal dì della pubblicazione del presente editto, tutte le persone di qualunque ceto e condizione sieno tenute di esibire le carte enunciate nell'inserto Real Dispaccio, in casa del Direttore Generale dì Polizia, o in Monteoliveto, ove risiede la Suprema Giunta di Stato, nelle mani delle persone che saranno a tal effetto destinate;

« 2.° Che elasso il prefisso termine di giorni otto, i detentori di simiglianti carte, di lor natura abominevoli, e da S. M. proibite, saranno soggetti alle gravi e severe pene, all'arbitrio di S. M. riserbate;

« 3.° Che, dopo raccolte le carte come sopra divisate, sarà destinato il luogo in cui, per mano del boja saran pubblicamente abbruciate;

« E, affinchè niuno possa allegare cause d'ignoranza, ordiniamo che il presente editto sia pubblicato a suon di tromba, ne' luoghi soliti e consueti della Città e Casali di nostra giurisdizione ‑ Napoli, 24 Gennaio 1800. »

ANTONIO DELLA ROSSA

 

                                                                    Carlo Manieri, Segretario.

 

 

Il credete voi in fondo del suo cuore ben forte della sua coscienza, e ben sicuro del suo diritto l'uomo che prende tali precauzioni per sottrarre al giudizio della posterità i documenti del processo che intraprenderà a fargli l'Istoria?

Ma, fortunatamente, vi è una Provvidenza!

Sessant'anni dopo che questo decreto era stato fatto, pubblicato ed eseguito, sessant'anni dopo che tutti que' documenti, salvo una sola ed unica raccolta, sono stati bruciati per mano del carnefice, un uomo guidato, come Mosè, da una colonna di fumo nel giorno, da una colonna di fuoco la notte, parte, si slancia dal Mar di Genova a Marsala; attraversa la Sicilia da Marsala a Messina; spicca un salto da Messina a Reggio; corre da Reggio a Salerno; piomba su Napoli, sfonda la porta di tutti questi regi secreti e dice alla storia : LAVORA ed alla Giustizia: FA QUEL CHE DEVI.

La Raccolta fatta per il solo Re Ferdinando, nascosta per sessant'anni agli occhi di tutti, questo lume, celato con tanta cura e che non ha potuto illuminare né Cuoco, né Botta. né Colletta, è la prima cosa che ci è venuta nelle mani.

Più, tutta la corrispondenza autografa del Re Ferdinando e della Regina Carolina col Cardinal Ruffo.

 

Tutta la corrispondenza autografa di Nelson, del Conte di Thurn, di Troubridge e di Sir Guglielmo Hamilton.

Infine i processi verbali, non solamente della morte di Francesco Caracciolo, ma ancora de'principali martiri del 1799, e del 1800.

Dopo ciò si capirà, spero, come io ho l'orgoglio di scrivere un'Istoria de' Borboni di Napoli dopo quella di Cuoco, di Botta e di Colletta.

 

A. DUMAS.

 

5 Maggio 1862.

 

 

 

 

 

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