FRANCESCO CONFORTI.

La onesta fortuna diventa titolo di nobiltà , e si diventa nobile per virtù ed ingegno.

Non furon ricchi i Conforti di Calvanico, piccolo luogo dieci miglia lontano da Salerno, in collina priva di alberi, quasi Montecalvo o Calvanico. Francesco nacque il 7 di gennaio 1743 da Agnello, comodo setaiolo, e Maria Lanzetta pur di Calvanico. E fu educato in paese che allora era centro d'industria serica, e vi si andava di lontano a provvedersi, industria oggi sparita del tutto e abbandonata. Ebbe primo maestro uno zio, quel Francesco Conforti che nel 1737 pubblicò: Senogalliensis contra dominum Antonium Ferri, che io ho veduta in una Miscellanea della Casanatense. Verso i 16 anni andò in Seminario a Salerno, e dapprima non voleva saperne di studi, ma, come è tradizione, dopo che l'arcivescovo Isidoro Sanchez de Luna lo mortificò con un dono di una povera corona, che mangiucchiò per sdegno vedendone delle belle, cominciò a meritare altri premi. Così che superò tutti e continuò per modo da non rimanere fra' chierici di sagrestia.A ventotto anni andò in Napoli col fratello Niccola avvocato, e pubblicò pe' tipi del Raynaldi in latino le Istituzioni di teologia dommatica universale annotate a modo de' mattematici, e dedicate al Tanucci, stampando anche un volume parascevastico sulla teologia e la economia divina.

Dotto nel latino, nel greco e nell' ebraico, fu dapprima rettore e catechista nel collegio nobile all'Annunziatella, insieme col padre Granata; poi nel 1777 professore ? primario di storia sacra e profana nella Università ove nell'81 congiunse la storia de' Concilii.

Mons. Francesco Conforti

Nelle stranezze de'tempi dobbiamo notare, più o meno palesi,i poeti di corte, gli storiografi di corte, e più ancora i teologi di corte; e il nostro Conforti fu appunto teologo della corte col francescano Diodato Morone, e poi coll' abate Caracciolo.

Nel 1780 pubblicò l'altro profondo lavoro di dritto ecclesiastico l'Anti Grozio, cioè le esercitazioni critiche de' dodici capitoli Groziani sull'imperio delle potestà chiesastiche, che ho letto nella Biblioteca nazionale di Firenze.

E vidi una sua memoria legale stampata nel 1788 Per la real Badia di San Lorenzo di Aversa dietro invito dell'abate cassinese a sostenere le ragioni dell'Ordine. Ed è creduta anche sua l'opera anonima fatta a spesa de'fratelli Vinaccia : Del preteso dominio diretto della Santa Sede in ragion feudale e de' vantati dritti della Camera apostolica di esigerne il censo e di esigerlo con istabilite solennità riguardanti l'affare della chinea. In cui il Conforti a me pare svelarsi nella conchiusione del volume quando distingue la Corte di Roma dalla Chiesa di Roma , come fecero il Vescovo Ricci di Pistoia, il Serrao vescovo di Potenza, il Gambone vescovo di Capri ed altri. E come censore fu chiamato a giudicare e difendere dalle accuse della curia e dei tribunale d'inquisizione l'opera di Mario Pagano sul processo criminale.

Della sua fede alla religione cattolica il Conforti dava anche soverchia prova nel giudizio che portò come censore sul Bruto di Voltaire. Ma quando apparvero le opere del Vecchietti, del Potenza, del Peccheneda, del Vecchioni , oltre quella più antica del Caravita, non se ne stette, e fece pubblicare in Roma quest'altro libro: Esame del parere de'teologi di corte in risposta ad una risposta della corte romana concernente i dritti del sovrano sul matrimonio de'sudditi cattolici.

Finalmente abbiamo a rammentare altra scrittura di lui, più rara di tutte: La dottrina pacifica.

Mons. Francesco Conforti

Nell'aprile del 1791 tornavan da Vienna Ferdinando e Carolina pieni di sdegno e di paura pe' discorsi di Pio VI e di Adelaide e Vittoria, zie di Luigi XVI fuggite di Francia. Il Conforti era deputato all'insegnamento de' catechismi nelle scuole normali insieme con monsignor Rossi; ciò non ostante, inviso a Roma, ove non si oblia e non si perdona, per la larghezza della censura, per la eloquenza e la voce insinuante nelle suo lezioni, fu carcerato nel 1794. Ei senza confondersi passò ore tranquille di studi e di meditazioni pubblicando: Riflessioni del capitolo cattedrale della città di Acerno sull'allegazione o sia difesa pubblicata a pro del capitolo di Montecorvino per la causa di pretesa concattredalità. E non usci che pochi mesi avanti la repubblica, ritirandosi e ritemprandosi fra' suoi in Calvanico , quand' era vacante la sede vescovile di Salerno.

Ma nelle prime furie delle plebi contro i dotti e i patrizi che tenevano per giacobini, anche la casa del Conforti in via Fonseca, proprietà degli amici Feola negozianti di mare, fu saccheggiata , e molti scritti a penna andaron bruciati o dispersi. Nè so come fra' 25 rappresentanti del Governo provvisorio fosso dimenticato il suo nome; ma venne subito chiamato al Corpo legislativo , e a ministro delle cose interne , quando Arcambal passava a ministro di guerra , il Bassal ministro delle finanze, Emmanuele Mastelloni di giustizia.

Poi nel 20 di aprile (come in aprile 1848) il ministero fu modificato per opera del Macdonald; partito Championnet , Manthonè prese il posto di Arcambal, Pigliacelli di MastelIoni, De Filippis di Conforti; e furon notevoli molti suoi indirizzi e notificazioni, e più la lettera all'arcivescovo di Napoli Giuseppe Zurlo che aveva a diffonderla nel clero.
Fra' primi a esser ricercato , aveva potuto salvarsi in Capua , travestito in mezzo alla legione francese ma raggiunto, fu cacciato nuovamente nelle segrete.

Narrasi che Speciale lo pregasse a ricomporre la sua opera intorno al dritto della Corona sulle Marche , ed egli per fare cosa più utile alla patria vi lavorò dì e notte. Ma o che cotesta fosse una diceria o che il giudice si pentisse di promesse inconsiderate, la condanna fu irrevocabile. Pure giungeva allora di Palermo il novo Luogotenente principe Cassero, che per altro non fu dissimile dal Cardinale.

Il vescovo di Capaccio vicario generale di Napoli, monsignor Torrusio, andò a leggergli la sentenza, e non ostante che gli fosse stato discepolo, lo degradò e lo sconsacrò. E il di 7 di dicembre 1799 l'illustre cittadino lasciava la vita sul patibolo.

Qui mi stringerebbe desiderio di ripetere le belle parole che primo scrisse del Conforti lo storico Vincenzo Coco; ma ricorderò queste: " aveva fissati i nuovi principii per i beni ecclesiastici, principii che riportavano la ricchezza nello Stato e la felicità nella nazione: la corte per sua opera avea rivendicati più di cinquanta milioni di ducati in fondi. "

E il Botta dopo 24 anni nel volume terzo della Storia d'Italia parla di lui con ammirazione, e soggiunge: " Niuna cosa è più inesorabile della rabbia civile; la gratitudine non ha luogo fra gli sdegni politici; il beneficio si dimentica più presto dell'ingiuria. "

E anche nella medesima terra di Calvanico incontrò nemici il Conforti , come i Saggese che furono de' piú spietati reazionari del 1799. E si mandò in giro una sua protesta con queste parole, che io ho copiato dal cronista de' condannati:

" Nel momento che lo spirito mio si affretta di prosciogliersi dal corpo e di volare al cielo, protesto al cospetto del mio Creatore, e confesso che costantemente nel periodo della mia vita sono stato nella comunione della chiesa cattolica romana, uniformandomi sempre siccome mi uniformo a quella formola di fede che venne composta dal venerando sommo Pontefice Pio IV, e si legge dopo gli atti di un general Concilio di Trento, e per provvedere allo scandalo che forse ad alcuni si è recato per la mala interpretazione delle mie lezioni e delle mie dottrine sparse negli scritti miei, protesto che sempre ho riconosciuto, come in questo punto riconosco, il primato del venerando sommo Pontefice, perchè fondato nel dritto divino, primato non solo d'ordine , ma di potere giurisdizionale; ed ho rispettato e rispetto tutt'i diritti che la chiesa universale attribuisce al primato: significando a chicchessia, che non ho mai inteso di abrogarli, e di diminuirli nella menoma parte ; e prego i miei leggitori , che furono miei uditori, che tutt'i sentimenti a me attribuiti, colle conseguenze che possono trarsi da'medesimi, contrari o disformi a questa confessione, li detesto e li condanno. Iddio per la infinita misericordia e per l'infinito merito di Gesú Cristo accolga nel suo seno lo spirito mio. "

Eppure il Mastriani istorico di quei bassi tempi scrisse:

" I suoi discepoli, ricordano ancora non aver quasi mai il suo labbro indicato il comun padre de' fedeli col nome di papa o di pontefice ma come per ischerno con solo quello di vescovo di Roma. Inviluppatosi in politiche rivolture , sospintovi per delusa ambizione, fè testimonio al mondo che i nemici di Roma son nemici de' principi. "

Volle fortuna che si salvassero i due suoi fratelli Filippo, maggiore di lui, arrestato in Calvanico e tradotto nelle prigioni di Salerno, mortone nel 1801, e Nicola minore.

I beni loro furono confiscati in Montecorvino Pugliano e nel casale di Villa. E nelle note di confische fatte per mano del cav. Ferrante si leggono per 3 mila 259 ducati e 12 centesimi i due fratelli Francesco e Nicola Conforti, oltre a ducati 388 di argento denunziati e consegnati dal tenente colonnello Cito. Le quali notizie non potei ampliare nè per opera di un nipote nè per quella della nipote che fu madre di Francesco Colella.

Nell'Apoteosi de'grandi martiri del 1799, Francesco Conforti meritò il nome di Platone coi versi di Pindaro nell'Olimpiade tradotti in latino :

A consilii inopia adducens in lucem hunc popolum civium.

Da Vite degl' Italiani benemeriti della libertà e della patria

di MARIANO D'AYALA