CARLO DE NICOLA

DIARIO

NAPOLETANO

 

 

MARZO 1800 

 

Sabato primo marzo. La notte scorsa fu decisa la causa del principe di Rocca Filomarino e figlio. Al padre si è dato un castello a disposizione di S. M., al figlio l'esilio perpetuo; si ordina insieme il dissequestro dei beni.

Si dice che da Palermo siasi domandato alla Giunta dello stato attuale della tranquillità del Regno, e che la Giunta abbia risposto: che il Regno è tranquillo in quanto a quello che riguarda seme di rivoluzione e Giacobinismo, quasi interamente estinto, ma che vi regna un malcontento generale cagionato dal terrorismo sparso dalla generalmente aperta inquisizione di Stato; dall'aggio sul contante cresciuto al 60 per %; pei Banchi tutt'ora chiusi; e per l'assenza del Re che da tutti si riguarda come causa di tali disordini nel sistema politico ed economico dello Stato.

Domenica 2. Son venute da Palermo le seguenti grazie e proposte: il marchese della Schiava, gentiluorno di Camera, gran Croce dell'Ordine Costantiniano, preside a Lecce: il giudice d. Felice Sora, preside a Cosenza, riserbandosi S. M. dargli i gradi militari: conte Massarenghi, giudice Ciccarelli, fiscale d'Ambrogio, consiglieri: giudice criminale d. Salvatore de Giovanni, fiscale della G. C. ‑ Il noto Raimondo Martuscelli, macellaio, èstato decorato col titolo di marchese.

Lunedí 3. Da piú giorni è cominciata una briga tra soldati e diversi attacchi e risse son succedute per la città. Oggi la cosa è diventata seria, perché verso s. Lucia a mare vi è stato un attacco significantissimo nel quale vi è stato piú di uno tra morti e feriti. Se non si ripara il disordine crescerà.

Martedí 4. La rissa d'ieri fu molto seria, ma fu tra una partita di cosí detti Realisti ed una di soldati esteri. Il popolo di s. Lucia era forse in favore dei primi. Fu bisogno che calasse il comandante della Piazza con cinquanta cavalli a sedare il rumore, facendo anche fuoco, ed ingiungendo ai Luciani di chiudersi, sotto pena della vita. Si è detto che il principe del Cassero pensava già di mettersi a mare.

Il conte di Policastro è stato qualche poco allargato: il suo carico è di aver accettata la commissione di far noto il vuoto dei Banchi. La Giunta di Stato era riunita per decidere la causa del duca di Jelsi, ma per uno sfinimento sopraggiunto al fiscale Guidobaldi, si sciolse. Vi è chi crede che fosse stato uno sfinimento donnesco[*1] .

Mercoledí 5. Quest'oggi Consiglio subitaneo, ma non vi è succeduta decisione alcuna di morte. Si è posto in cappella il condannato Muscari.

Giovedí 6. Merita di aver luogo in queste memorie un altro tragico accidente, avvenuto la notte scorsa. Le grandi acque che cadono da tre mesi a questa parte hanno fatta cascare una scarpa di monte verso l'Olivella fuori Montesanto, quella à causata la rovina di piú case sotto la quale son perite moltissime persone. Fino a dopo pranzo trentadue morti si erano cavati, oltre i feriti; si sentivano i gemiti d'altri che stavano sotto le pietre, e non potevasi scavarli perché sotto ad un muraglione che minacciava a momenti di rovinare, per cui sento siasi preso espediente di andarlo da sopra ad abbattere. Il disastro accadde circa la mezzanotte.

Muscari è stato eseguito. Si è mandato a raccomandare alle orazioni dei PP. Agostiniani Scalzi, nel convento dei quali siede egli di quartiere colla sua legione commettendo impertinenze e disordini.

Venerdí 7. Si è decisa la causa del duca di Jelsi, fratello di Roccella e Policastro, ed è stato condannato ad anni cinque di castello. E' stato poi condannato a castello in vita d. Stefano Patrizi, figlio del fu consigliere d. Pietro, e fratello del giudice d. Francesco. Con detta pena va unita la confisca; ebbe, per quanto sento, due voti di morte. Il cav. Macedonio, figlio del marchese di Rogiano, è stato condannato a pena perpetua. Questo fu ministro di Finanze sotto la Republica. D. Ignazio Stile ad anni 20. Costui l'ho conosciuto per un deciso patriotta nel senso republicano, e fu incaricato in varj rami nella prima e seconda organizzazione che il Governo dei ribelli fece in Napoli.

Sabato S. E' stato quest'oggi arrestato un tal d. Gaetano Manfredi, costui era guardia del corpo, fu poi uno di quel che figurarono nella rivoluzione. Si era tenuto fin oggi, o nascosto o lontano, quando si è inteso arrestato in casa sua, e diversamente se ne narra il come. Ma si conviene che sia andata la sua donna di servizio a denunziarlo, perché minacciato avea di ammazzare la moglie. Il motivo perché avesse fatta tal minaccia alla moglie, si disse che fosse perché avendo egli detto « chi viva » la moglie avesse risposto « viva il Re >>. Ma il piú naturale è che fosse per gelosia di un capitano di truppa a massa, che trovò introdotto in sua casa. E vi è chi aggìunge ancora di aver trovata la moglie gravida. Quello che sicuramente vi è, trovasi arrestato, e si vide portato in mezzo a molta cavalleria ed infanteria. L stata ancora arrestata un'altra persona che fu della guardia Nazionale a cavallo, e chiamavasi se non erro d. Gennaro Pisani; insomma continuano gli arresti e si sta borrando l'indulto.

Domenica 9. Si è detto partito questa notte il borro dell'indulto, ma non è stato vero, si sa che si sta formando.

Sotto le rovine delle case cadute fuori Montesanto, in una stanza sotterranea, si son trovate due pissidi[*2] , un parato di messa, e un abito ricco d'un'immagine di Maria Santissima, tutte robe del saccheggio fatto nella chiesa di Montesanto, saccheggiata dal nostri Sanfedisti, sol perché era stato nel convento il quartiere dei civici.

Giovedí 13. Non ho avuto che registrare nei passati giorni; oggi mi si è detto essersi scoverto un complotto di lazzarismo che avevano già risoluto di aprire nuovamente il teatro dei saccheggi, che siasi scoverto per essersi indultati due di essi, ed averne carcerati i capi. Vi è chi crede che questo fatto sia una estensione di quello scoverto a Casoria, ove giorni sono si disse essersi scoverto un simile complotto.

Venerdí 14. La truppa si dice che sia stata in moto, e le guardie siansi raddoppiare pel complotto scoverto.

Dalla Giunta di Stato si son fatte altre decisioni quest'oggi; fra i condannati vi sono, Mons. Gambone vescovo di Capri all'esilio per anni 15; Mons. Capecelatro vescovo di Taranto per anni 10, il medico Arcucci, condannato a morte.

Sabato 15. Senza dubio si dice che parta questa notte l'indulto in cui ci siano dieciessette nominatamente eccettuati, fra quali il conte di Policastro e il principe di Montemiletto.

Martedí 18. Ieri fu posto in cappella, e quest'oggi si eseguirà il medico Arcucci. Ci giova sperare che sia stato l'ultimo, sebene l'eccezioni all'indulto sento che sieno piú di quelle si dissero.

E cambio, ossia l'aggio sul contante è al 62 e mezzo per cento, e tutto giorno si dice che la publicazione del piano dei Banchi sia imminente. 1 Tribunali sono assordati da queste cause, cioè di pagamenti in carta e contante, ed è diventata una materia tutta arbitraria pei giudici, i quali decidono, o per sistema, o per deferenza, chi per carta, chi pel contante.

Mercordí 19. Quest'oggi alle ore 21 è arrivata staffetta che ha portata notizia ministeriale dell'elezione del Sommo Pontefice nella persona del Cardinal Chiaramonte, di Religione benedettina, vescovo d'Imola, d'anni 58. Questo Cardinale non era stato nominato affatto sin'ora fra i designati al triregno. E' di Cesena, vale a dire che puole anche supporsi del partito Braschi.

Si ha notizia di una rivoluzione a Genova contro i Francesi a causa delle contribuzioni impostele; si vuole che siavisi sparso del molto sangue, e che il generale Massena, francese, travestito sia scappato a Nizza. Se si avvera sentiremo Genova in breve in mano agl'Imperiali. L'altro generale che fu in Napoli, cioè

 Magdonald, vi è notizia che anco sia morto nella riviera di Ponente di febre costituzionale.

E’ da più giorni in Napoli l'abate della Trappa P. Pirelli, al quale per quanto si dice, da S. M. è stata affidata la visita delle comunità benedettine.

Giovedí 20. Il novello Pontefice è della parentela del fu Pio VI, da cui fu fatto cardinale, ed ha assunto il nome di Pio VII in memoria del suo benefattore.

Domenica 23. Tutte le notizie della prossima venuta del Re sono svanite, anzi si dice che S. M. non pensi affatto a venirsene a Napoli, tanta è l'avversione che ne ha concepita, e che gli viene forse fomentata, la Regina e Principesse all'opposto anelano venirsene.

Lunedí 24. Un fatto orroroso è accaduto la passata notte. Circa le ore sei d'Italia la ronda ha incontrata una persona, che nel vedere la ronda, ha cercato allontanarsi. Si è arrestata, e se Ai è trovato sotto al cappotto un sacco con due braccia di recente staccate dal busto Domandato come le portasse, ha risposto aver trovato quel sacco, ed avvedendosi di esservi membra umane voleva portarle sulla grada della prossima chiesa di Visita poveri a Porto. Non è stato possibile di trarli altro dalla bocca. Verso il pontone di Maddaloni poi si è trovato il corpo dell'Infelice ucciso con la testa tutta sfigurata in modo da non potersi riconoscere. L'arrestato aveva la figura di un soldato di massa, o di un fuciliere, e si dice che fosse della Cirignola.

Lunedí 25. Non si è mancato di attribuirsi ai Giacobini l'assassinio di ieri notte, del quale niente altro si è appurato. La testa fu anco trovata separata dal busto, e si dice che fosse bollita ad oggetto di sfigurarla. Questa mattina, in un altro acquedotto al Seggio di Nido, si son trovate le cosce.

Un altro caso è succeduto nella scorsa notte, che ha fatto spargere la voce questa mattina di avere i Giacobini spezzata una statua di s. Gennaro ch'era in una nicchia verso la pietra del pesce. Ecco il fatto, almeno come si è raccontato.

Due marinai Inglesi, forse ubriachi, essendo passati per innanzi alla nicchia ove sta la detta statua, come questa aveva la testa di legno indorato, hanno creduto che fosse di metallo, e l'hanno staccata dal busto. Avendola poi trovata di legno, tornati sul bastimento ci scherzavano, per cui si è venuto in cognizione dell'accaduto. Intanto il popolo del Molo piccolo ha cominciato a sollevarsi e voleva far violenza sul legno, che si è prudentemente fatto allargare in mare. Quest'oggi poi è calato il Vicario Torrusio, ha fatto riattaccare (la testa) alla statua, e con un discorso al popolo lo ha sedato.

A partita questa mattina la spedizione degli uffiziali del distrutto esercito che avevano servito nella truppa civica; vanno a servire nella spedizione di Malta da volontarii, e sento che siano al numero di trecentocinquanta circa.

Quest'oggi è venuta arrestata una canestra in cui vi erano piú persone che uscivano da Napoli, e fra queste una donna, si crede sia per l'assassinio d'ieri notte[*3] .

Mercoledí 26. Si vuole appurato l'assassinio di quell'infelice fatto a pezzi. La moglie con due suoi drudi, uno dei quali prete, ne sono stati gli assassini. Lo ha scoverto colui che fu arrestato colle braccia nel sacco. Egli disse che avevano presa la strada di Puglia, e cosí furono raggiunti verso Marigliano.

Due omicidii sono accaduti quest'oggi. A rissa con un colpo di cangiarro è stato ammazzato un povero bigliardiere a s. Giuseppe. L'uccisore ha cercato salvarsi, ma inseguito da una pattuglia di Realisti si è posto in fuga, e vedendosi raggiunto quasi da uno di essi, si è voltato e gli ha scaricato contro un colpo di pistola, che non gli ha dato fuoco: il Realista gli ha tirato coi fucile, e lo ha lasciato morto sul suolo. Il disarmo sarebbe più che mai necessario. Sere sono un povero galantuomo ad ore 24 fu assalito dai ladri e ferito, e pure ad un affare cosí serio e che turba la publica tranquillità non si pensa affatto, o molto poco.

Giovedí 27. Questa mattina sì è unita la Giunta del Governo colla Gìunta di Stato per la causa purtroppo interessante dei Cavalieri di Città. Mentre stavano riuniti è arrivato da Baia per legno colà arrivato la notizia consolantissima della resa di Genova. Il Vicario del Cassero ha mandato subito un legno leggiero per prendere il capitano di quel bastimento per avere con piú precisione la notizia. Spero sentirla per tutt'oggi sicura.

Si son trovati affissì per la città alcuni cartelli che hanno ca­gionato un poco di allarme, perché in sostanza mettevano il popolo in diffidenza del Governo, della Giunta di Stato, e della milizia. Faccia Iddio che non siano pretesti di chi desidera cominciare da capo i saccheggi. Con questa occasione ho saputo che siasi aperta una nuova specie d ' inquisizione contro gli autopi e promulgatori di un preteso sogno di S. M., che cosí è spacciato. Si dice che sognò il Re, qual nuovo Faraone, tre vacche, una magra, una pingue, ed una cieca, e vide due volte lo stesso sogno che gli parve accompagnato da una voce che lo incitava a svegliarsi. Scosso il Re si determinò andarne a consullare le Romite di Palermo, dette le 33. Mentre però si portava a quel monastero, un monaco si fece innanzi, gridando: « ferma ferma, ove vai? ». Il Re scosso accostar fece il monaco, che gli disse: << senza che vai alle trentatre, ti spiego il sogno. La vacca pingue sono quei ministri che hai mandato a Napoli alla Giunta di Stato, e che si sono impinguati col sangue di tanti infelici: la vacca magra sono i sudditi tuoi di Napoli che hai annientati ed ammiseriti, e che non hanno piú come sostenersi: la vacca cieca sei tu, che non ancora hai aperto gli occhi su i tuoi errori». Ciò detto sparì Questa favola, che a buon conto è una satira, ha fatta aprire una nuova inquisizione.

Venerdí 28. La Giunta si unì alle ore dieci di Spagna ieri mattina e si è sciolta questa mattina alle undeci, essendo stata occupata venticinque ore continue nella decisione della causa dei Cavalieri ed altri individui di Città. Ecco le rispettive condanne: marchese del Vaglio, che oggi sarebbe duca di Monteleone, decapitato: Piedimonte, figlio primogenito del duca di Laurenzana, in castello per anni venti: Caccavone Petra, castello per anni 10: Canosa principino, d. Ottavio Caracciolo di Cursi, d. Vincenzo Severino di Secli, duca di Seminara Spinelli, duchino della Castelluccia, duca di s., Arpino, duca di Rocca Marigliano, castello per anni cinque: Transo, duca di Bagnuoli, Colonna di Stigliano, ed il mercante Spasiano, castello per anni tre: duca di Cantalupo d. Domenico de Gennaro, castello per anni due: d. Gennaro Presti deputato della Piazza del popolo, castello per anni quindeci: il principe di Colobrano, ed i negozianti d. Pascale La Greca e d. Michele Picenna, che fu eletto del popolo, escarcerati.

Contro il principe d'Angri ed il fratello di Ascoli, fu ordinato procedersi in contumacia, perché assenti. Il primo restò in Genova al ritorno che fece da Parigi, ove fu mandato con Moliterno per ambasciadore della sedicente, Republica. Il secondo fuggì appena entrate le armi di S. M.

Si crede che con questa decisione sia per terminare la Giunta di Stato. Sento poi in contrario, che oltre molte cause particolari da decidersi, vi sia quella di tutti coloro che presero il castello di s. Elmo per consegnarlo ai Francesi.

Non son mancati nei passati giorni altri arresti, fra i quali si conta Mons. Aprile vescovo di Melfi, che sta detenuto nel monastero di s. Luigi di Palermo in luogo di carcere.

Sabato 29. Molte cose si dicono in ordine alla Giunta di Stato. Cassero, si vuole, che si abbia riserbato di scrivere particolarmente nel mandarsi la relazione a S. M. Per d. Ottavio Caracciolo di Corsi si vuole che si trovarono involate dal processo alcune carte che palesavano la sua intera innocenza. In genere si dice che sono arrivate a notizia del Re le gran somme pagate da parecchi dei rubricati, ed in particolare si dice, che sia andato a fare strepito in Palermo ìl marchese di Montemayor, a cui fu mandato a morte il figlio, dopo averli estorte somme ingenti di danaro. Si dice finalmente che la Giunta andava a sciogliersi, e che siasi mandato l'avviso al Tribunale di casa Regale, che Vanvitelli ripiglia il suo esercizio dì Consigliere di quel Tribunale, cessando l'interinato di Gargaglione.

Si dice certa venuta la grazia di Grutter e Borga, anzi si scrive da Palermo che il Re fin da quando andò la decisione di morte per Muscari, disse che non reggeva piú il suo cuore ad approvare condanne di morte; ma che per costui la credeva indispensabile, perché l'aveva meritata; e di fatti è cosí. Si spera con queste premesse imminente la grazia del marchese del Vaglio.

Domenica 30. Torna a vociferarsi la resa di Genova. Colle lettere di venerdí si ebbe la notizia, che credo essermi dimenticato di notare[*4] , di essere arrivata ad Otranto il giorno 19 del corrente la colonna Moscovita che viene a completare la guarnicrione di Napoli. E’ composta di 1344 soldati, 40 uffiziali, tre chirurgi, ed un cappellano. Si crede che arrivar possa nei giorni di giovedí o venerdí santo. Non vollero soggettarsi alle leggi di Sanità, e purgare la contumacia, ma vollero aver pratica immediatamente, anzi pure scendere a terra. Si avvalsero di alcuni legni che stavano in contumacia in quel porto. Si aspetta con ansia questo rinforzo di truppa per tenere sempre più a freno il popolo basso, invaghito purtroppo dei saccheggi, per cui generalmente si dice che farebbero la terza S. Fede, ed a questo erano allusivi i cartelli che si trovarono nei passati giorni.

A proposito di tali biglietti o cartelli, si dice che in quella notte la truppa stiede tutta sopra le armi, ed al Mercato furono sorprese varie case, fatte delle carcerazioni di alcuni popolani, che immediatamente s'imbarcarono. Notizia che ha bisogno di conferma. Si dice pure che Cassero avesse chiamato il generale Moscovita ed inculcatogli lo stare accorto per qualche mossa. Colui rispose che poteva star sicuro che la sua gente sola bastava a tenere a freno quattro popolazioni come questa di Napoli. Non credo la voce, perché mi par di vedere il Miles gloriosus.

Lunedí 31. Questa mattina si son veduti salire in Tribunale gli avvocati dei rei di Stato, il segretario della Giunta, il consigliere Giovannelli, che ha terminata la sua incombenza di dividere le carte esistenti entro il Real Palazzo. Tuttociò fa credere vicina a terminare la Giunta di Stato, Il Re ha aggraziati tutti quelli uffiziali che si erano scritti e ch'erano partiti per la spedizione di Malta, facendo loro sentire, che aveva gradita la loro prontezza la quale dimostrava il loro attaccamento, e faceva vedere che la sola necessità gli aveva obligati a servire nella truppa civica sotto il governo dei ribelli.

Per notizia venuta con corriere di Vienna si sente che il Re di Prussia avesse spedito un espresso all'Imperatore di Germania, facendogli sentire che firmasse la pace colla Francia sulle condizioni da lui distese, altrimenti gl'intimava la guerra, dichiarandosi alleato della Francia; e si vuole che l'ordine fosse dì determinarsi fra un'ora. La risposta fu quale dovea essere, cioè che fra sei ore il corriere Prussiano, pena la vita, uscisse dai suoi Stati Imperiali, e che la Prussia si disponesse alla guerra. Si soggiunge che l'Imperatore abbia ciò fatto sentire al Re di Napoli e potenze Italiane, acciocchè si disponessero a difendere da se stessi l'Italia, dovendo richiamare le sue truppe per opporle alla Prussia.

E’ venuto da Palermo il seguente dispaccio relativo all'indulto.

 

« Per evitare il ritardo della tranquillità dello Stato e per non dare maggior campo alle vendette private ed alle frodi, la M. del Re viene a comandare quanto siegue . Avendo il Re letto l'indulto rimessogli da questa Suprema Giunta di Stato, viene per mezzo della Segreteria della Giunta di Governo ad ordinare, che tutti quelli che si credono doversi escludere dalla Reale indulgenza, debbano indicarsi con nota particolare, per ovviare gli equivoci. Che per profughi s'intendono tutti quelli che già sono fuori dei Reali dominii. E finalmente per gli assenti nelle provincie, il Re si è riserbato comunicare le sue determinazioni alli rispettivi Visitatori. Intanto in vista della publicazione dell'indulto, cessar debbono tutte le denuncie per le passate insurrezioni, riserbandosi il Re stabilire una picciola Giunta d'inquisizione per invigilare sul buon governo dello Stato ».

 

 

 

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 [*1]         Si dice che Guidobaldi sia stato a strepitare col principe del Cassero contro la publicazione dell'indulto.

 [*2]         Sento vi sia dell'esagerazione, non essendosi trovato che molte robe saccheggiate.

 [*3]   E’ morto quest'oggi il consigliere di Stato marchese Simonetti, poco è stato il compianto del publico, a cui la sua memoria è niente cara.

 

 [*4]         Forse si troveranno delle ripetizioni in queste mie memorie, ma dovrò meritare l'indulgenza di chi mai possa averle sotto gli occhi, mentre io le scrivo per me giorno per giorno, e noto alle volte quello che avrò in altra giornata notato per effetto di dimenticanza.