CARLO DE NICOLA

DIARIO

NAPOLETANO

 

 

AGOSTO  1799 

 

Giovedì primo agosto. L'arresto del duca di Cantalupo d. Domenico de Gennaro, ha aperta la giornata. Egli era stato del Legislativo, ed uno dei tesorieri Nazionali. Con lui si dicono arrestati anche due suoi segretarii. A mezzo giorno è stato arrestato il parroco di s. Maria di Ogni bene, d. Aniello de Luise. Costui era stato della Commissione dei 12 per la tassa, e di quella per la formazione del Catechismo republicano, insieme con Troise, Conforti ecc.

Altri arresti sono anche seguiti di gente di minor conto. Credo che se ne sentiranno alla giornata, perché la Giunta sta occupata a fare la separazione, ossia classificazione dei rei, e per le notizie che ho, da circa 80 fin'ora son situati nella prima classe, cioè quella che fa temere della vita di essi. Circa alla stess'ora si son posti alla vela i legni che portano la guarnigione Francese di Capua.

All'una dopo il mezzogiorno, vi è stata salva generale fatta dai vascelli e dalle castella per la resa di Gaeta[*1] .

S. Eminenza Ruffo ha presa la benedizione in s. Lorenzo maggiore questa mattina, ed ha assistito al Te Deum cantato dal popolo in detta chiesa, ove prima si son benedette le bandiere del Corpo di Realisti formato da d. Camillo Santucci. Ed ecco già tre Corpi di Realisti formati, uno da Salvatore Bruni, l'altro da un tal Rispoli, il terzo dal Santucci, portano il pennacchio al cappello verde bianco. Poco è mancato che non si fossero attaccati entro s. Lorenzo per la situazione, perché Santucci voleva la dritta, perché la festa era fatta, o per dir meglio promossa da lui, Bruni all'incontro si era portato a prenderla, perché il suo corpo erasi formato prima, ed aveva favore. Sento che siasi la briga risoluta dal Tenente generale Salandra; ed ecco già incominciata un'animosità tra questi due corpi, cosa molto pericolosa. Spero che al venire delle altre truppe di linea Moscovite, che si aspettano, si tolgano tali corpi volontarj e si sistemi il piede antico.

La partenza di S. M. si è fissata per lunedì prossimo.

Quest'oggi si è cantato il solenne Te Deum, musica di Paisiello, da lui diretta nella d.a chiesa di s. Lorenzo. Si era detto che al d.o maestro erasi proibito lo battere, ma egli lo ha chiesto in grazia, dicendo averlo promesso in voto. E’ ragionevolmente in disgrazia, perché dichiarato maestro di cappella compositore della Republica, pose in musica gl'inni cantati innanzi al Real Palazzo sotto l'albore, ed andò in Roma a mettere in musica l'Aristodemo.

Al marchese de Marco si è insinuato di allontanarsi per quaranta miglia, la stessa insinuazione si è fatta al Card. Arcivescovo Zurlo, il quale si sente che vada a ritirarsi sul monte di Montevergine. L'aneddoto che si racconta è il seguente. Monsignore della Torre, anco arrestato pei proclami da lui fatti sotto la Republica, chieder fece a S. M. la grazia di andare a piangere i suoi errori in qualche luogo lontano dalla capitale e segregato dal commercio. S. M. disse che l'inchiesta di questo prelato lo

aveva edificato, e che desiderava pigliasse da lui esempio l'Arcivescovo, onde chiedesse ancor egli di andare a piangere i suoi errori sopra Montevergine. In seguito di tal proposizione che si è fatta arrivare all'orecchio di S. Eminenza Zurlo, è venuto il suo ritiro.

Questa sera, dopo il solenne Te Deum cantato in s. Lorenzo, musica del Paisiello, vi è stato fuoco d'artifizio innanzi alla detta chiesa, e la solita illuminazione, concorso immenso di popolo, ma senza disturbo.

S. M. partito che sarà, dicesi, che tornerà di volta in volta, ma non vi resterà in Napoli interamente colla Real famiglia se non a primavera: è la voce che corre. I Palazzi di Caserta e Portici si stanno riattando, scendendo S. M. a terra si tratterrà nel palazzo di Acton; S. Eminenza Ruffo passerà a stanziare nel Palazzo Reale, ove son cominciate a passare le Reali Segreterie.

Venerdì 2 agosto. La salva effettivamente fu per l'anniversario della vittoria di Nelson, ma non so come c'entrassero a farla anche i castelli. Seguitano gli arresti.

Il principe di Canosa, il principe di Piedimonte, e molle altre persone, preti, parrochi sono stati arrestati quest'oggi. Si dice che abbiano costoro un segno indelebile del loro fellone patriottismo, o nella coscia, o sotto la pianta del piede. Altro di nuovo non vi è stato quest'oggi per la città.

Sabato 3 agosto. Questa mattina vi è stata nel castello del Carmine giustizia eseguita contro piú ribelli principali, e si dice fino al numero di 25, fra i quali si è detto il ministro di guerra della Republica, Mantonè. Quest'oggi poi si sono calati dai legni degli altri, e sono stati condotti in castel Nuovo, fra questi si è detto esservi d. Domenico Cirillo, e lo stesso Mantonè, che se era stato giustiziato stamane, non poteva certamente fare una seconda funzione quest'oggi. O si è abbagliato, o può essere che fosse l'altro fratello, ch'era dell'alta Commissione militare.

Molti galessi con ribelli arrestati in Capua sono entrati in Napoli in mezzo a numerosa cavalleria, caricati di scherni e di dileggi dal popolo spettatore

Una partita d'insorgenti Calabresi ha cagionato del rumore ben grande quest'oggi nel quartiere di s. Lucia a mare. Si dice, che dopo aver mangiato e bevuto, ricusando pagare, avevano attaccata briga, ciò ha operato che i Luciani, postisi in difesa, si è venuto alle armi, e si son tirate molte fucilate. Indi son corsi al Castello chiedendo armi. Intanto è arrivata la notizia ai Superiori che hanno mandata la cavalleria ad arrestare i Calabresi e disarmarli. Ciò ha mosso piú fracasso, perché i Calabresi fuggendo erano inseguiti e battuti dalla cavalleria, che a colpi di sciabla ne ha molti stravisati. Se non si arresta con rigorosa disciplina e castigo l'insolenza delle truppe insorgenti saranno guai. Da tutte le parti del Regno si sente che continuano quelle a dar saccheggi e guasti, ciò disgusta le popolazioni, e deve per necessità produrre disordini. Per Napoli già si susurra che alla partenza del Re vi sarà rumore, che Dio non voglia.

Essendosi fatta presente a S. M. la divisione di sentimenti tra il Consiglio e la Camera, perché il primo voleva fare i maritaggi, e la seconda la festa solenne, S. M. disse che trovava piú plausibile l'opinione del S. C., ma che poteva oggi farsi una mediocre festa, e riserbare i maritaggi al suo ritorno. Si prepara dunque la, festa, che forse si farà in s. Chiara.

Ho saputo con piú precisione che ottanta sono stati quei dei ribelli di prim'ordine fatti calare dai vascelli e chiusi nel castello quest'oggi, e fra questi, mi si dice, che vi erano Cirillo, Pagano, Mantonè, Piatti padre e figlio ec.

Per quei rimasti sui vascelli gli si sono mandati tre giudici di Polizia a prendere il giuramento di non accostare piú in Napoli, e d'incorrere accostandovi immediatamente alla pena della fuorgiudica. Per quei calati a terra, dovranno essere giudicati dalla Giunta di Stato. Sono stati cassati dal ruolo d'ispettori di Polizia 33 soggetti, perché impiegati dalla Republica.

Ieri sera d. Onorato Gaetani portò una serenata a S. M. con un legno illuminato, con disegno del machinista di s. Carlo, Domenico Chelli, che incontrò moltissimo il piacere di S. M. Vi fu la sera precedente la compagnia del Teatro Fiorentini, ed avendo S. M. detta qualche parola al primo buffo Gennaro Luzio, costui lo pregò di far aprire i Teatri, dicendo mancarli da vivere. Il Re gli disse: «e perché siete voi Giacobini? » ‑ « Signò, non simme nuje »rispose Luzio, e il Re disse: « non è tempo ancora ».

Domenica 4. Gran festa questa mattina nella Chiesa di Montesanto, fatta dal duca di Spezzano e tre altri socj. Sulla porta maggiore della chiesa vi era un quadro grande[*2] , rappresentante l'armata di S. M. ch'entrava trionfante col Card. Ruffo alla testa, e strascinando una catena di ribelli, mentre altri fuggivano, altri vedevansi morti a terra. Il largo era chiuso da tela ad anfiteatro con due porte laterali, e sulla porta Medina, vestita anco di tele, vi era dalla parte che rispondeva alla facciata della chiesa una cartellone, con sopra i ritratti dei Sovrani, e sotto la seguente iscrizione:

 

Agendum Parthenope Mater

CXLIII turbinis execratisque diebus

Impiorum desciscentium contumeliis vexata

Procacitate polluta latrociniis exhausta

Lacrimas quamplurimas hac una celebritate solare

Templum proximum

Dominis et Princibus nostris Vietoribus triump. semp. augg.

Felteitatem perpetuam exoratura

Gratulabunda ingredere[*3] .

 

Sulle porte laterali, in una erano i gigli con sotto:

 

Viva il Re

Dell'empietade i figli

Da man fulminea oppressi

Tra funebri cipressi

Cadono a piè dei Gigli

 

Sulla sinistra l'aquila con sotto:

 

Viva la Regina

L'aquila co' suoi strali

Ministra al Sommo Giove

L'albero fiacca e dove

Vola ristora i mali

 

Vi è stata una guarnigione di 150 Moscoviti, che all'elevazione dell'Ostia hanno fatta la salva coi cannoni che portavano, che ha scossa la Chiesa.

 

La esecuzione nel Castello del Carmine non fu che di un solo colonnello di cognome Rossi.

I nomi di coloro che calarono dalle navi e furono incatenati e con cannale al collo portati nel Castello saranno notati al margine[*4] . Nel fatto accaduto in s. Lucia ieri al giorno, vi restarono morti due luciani, e all'arrivo della cavalleria, i Calabresi si chiusero nel cancello del castello dell'Ovo, donde fecero fuoco, finoacchè costretti a rendersi e fuggire furono arrestati, e molti di essi raggiunti furono a colpi di sciabla moltissimo maltrattati. Gli autori della rissa si sente che saranno puniti severamente.

Lunedì 5. Questa mattina il nostro Arcivescovo Card. Zurlo è partito pel suo ritiro a Loreto, sotto Montevergine, con lui son partiti pure con la stessa insinuazione quattro canonici, che mi si dice essere, il can. d. Francesco Rossi, il can. Vitolo, il can. Vinaccia, ed il can. Ruggiero. L'arcivescovo ha voluto scrivere alla Regina, e mandò a leggere al Re la lettera, chiedendogli anche il permesso di mandarla. S. M. la lesse, l'approvò, e gli fece rispondere che faceva bene a mandarla, ed a chiedere l'intercessione della Sovrana.

E' così sdegnato il Re contro l'abolito Corpo di Città, che avendo il consigliere Vecchioni chiesto il permesso di fare una festa a spese della Deputazione che oggi rappresenta la Città, ed avendoglielo S. M. concesso, Vecchioni soggiunse, che pensava farla nella Chiesa di s. Lorenzo. Al che il Re rispose, ogni altra Chiesa, fuorché questa di s. Lorenzo, non voglio sentirla nominare. Volle replicare Vecchioni, che la chiesa non era proscritta, ma il Tribunale, e il Re disse, il Tribunale, la Chiesa, e tutto il circuito. Insistè Vecchioni, dicendo che si era così pensato, perché in quella chiesa vi si venerava s. Antonio; e il Re rispose, che s. Antonio era in tante altre Chiese di Napoli. E così terminò il dialogo, il quale dimostra quale sia la determinazione dell'animo di S. M.

Verso mezzogiorno ho veduto trasportare ligato in mezzo ai soldati Vincenzo Lupo, che andava a costituirsi, ho inteso il popolo che gli domandava cosa ne avesse fatta della sua orrorosa parrucca, ricordandosi di quella veramente orrida figura che faceva alla processione del Corpus Domini. Circa l'una o le due dopo mezzogiorno sono entrati alcuni legni, che hanno salutata la squadra, si è detto che fosse truppa.

Quest'oggi si è publicata la capitolazione di Gaeta, che non ho letta ancora. Si è publicata pure la provista in parte del Tribunale, che contiene i seguenti: d. Michele de Jorio, vicepresidente del S. C.[*5] , marchese Vivenzio luogotenente di Camera, in luogo, del marchese Porcinari, giubilato con due mila ducati di soldo[*6] , Damiani, il Siciliano, presidente del Commercio, e il consigliere Vecchioni, capo ruota del Commercio, e presidente dell'Ammiragliato.

S. M. partirà questa notte[*7] . Le Segreterie sono tornate al loro antico entro il Real Palazzo.

Da persona che ha girato s. Elmo da dentro mi si dice, che tutte le fabriche di quello sono minate, ma il sito ove i Francesi stavano ricoverati, non poteva affatto essere offeso. Si è trovato che la parrocchia erasi fatta magazzino di grani, e si era tolto il battistero. Ecco come rispettavano questi eroi la Religione cattolica.

Martedì 6. S. M. è partita la notte scorsa, ma si dice che sia per tornare di breve, anzi essendo venuto ieri sera da Palermo il consultore Migliorini, e d. Giambattista Cianciulli, quest'ul­ timo ha detto che aveva lasciata la Real famiglia che disponevasi al ritorno. Si è detto pure, che il Principe ereditario si aspetti a momenti. Si è affissa la seguente notizia publicata dalla Stamperia Reale:

Firenze 31 luglio 1799. L'Italia è ormai salva. Ricevo in questo momento e mi affretto di parteciparla a tutti, l'essenziale ben importante notizia della resa di Mantova. Non si sanno i precisi dettagli della capitolazione, solamente per ora mi è noto che la guarnigione è prigioniera di guerra ‑ Sottoscritto Il conte Klanau General maggiore.

Una partita di soldati Francesi, prigionieri di guerra, è stata portata in s. Elmo questa mattina, si è detto essere porzione ancora della guarnigione di Capua.

Mi è pervenuto Real dispaccio comunicato alla Real Camera in data 17 luglio. Con questo S. M. dice, che nelle attuali circostanze desidera, che non si diano impieghi né civili, né militari, né distintivi, onorificenze, o medaglie, senza prima esserne S. M. informata, e non abbia prese le debite dilucidazioni sulle persone di ciascuno. Dichiara inoltre costante la determinazione e premura del suo Real animo nel premiare chi siasi distinto nel suo Real servizio, o che voglia distinguersi, incoraggiandolo a prestargliene dei nuovi.

Sento non esser vero l'allontanamento dei 4 canonici con sua Eminenza Zurlo. Si parla dell'allontana mento del marchese de Marco e marchese Corradini.

Il cambio sulle carte del Banco, minorato fino al 36 per % dieci giorni sono, è risalito in questa settimana al 48. Piú cause vi son concorse: la decima ordinata pagarsi in contante, il denaro che mandato si era ai Banchi levato nuovamente, e la voce che si fosse anche fatto qualche introito vuoto. Si aggiunge il monopolio dei cambiamoneta, che incettano a caro prezzo per vendere piú caro. Se si avvera che dopo domani si cominceranno a pagare le somme da D/. dieci in sotto, si vedrà scendere nuovamente.

Mercordì 7. Non ho accidenti da notare nella giornata di oggi, menocchè la proibizione della vendita del sale introdotto dai particolari, essendosi con Reale editto ordinato, che i particolari, i quali non per loro uso ma per negozio lo hanno immesso, dovessero fra quattro giorni consegnarlo all'arrendamento a carlini trenta il cantaio. Quello poi che si trova immesso per ordine di S. M. per provvedere alla mancanza che ve n'era, ordina che debba convenirsi con l'arrendamento come meglio si stimi dal Vicario generale. La gente per altro è ben provveduta, essendosi venduto, come dissi, a due grani, ed anche meno il rotolo. Il cambio delle carte di Banco è arrivato di nuovo al 50 per cento.

Giovedì 8. Questa mattina son venuti in Napoli circa 30 rei di Stato, provenienti da Campobasso, in mezzo a truppe a cavallo, e circondati dal popolo che l'insultava e beffava. Era tutta gente di età avanzata, e vi erano de' sacerdoti. Innanzi al palazzo di Canosa, a Sedile Capuano, uno dei detti rei è caduto morto a terra, effetto naturalmente del trapazzo. Oh Dio, e quando finiremo di vedere spettacoli che affliggono i cuori sensibili.

Si dice che nei castelli si facciano giornalmente delle esecuzioni. Molti degl'imbarcati rei di Stato son partiti quest'oggi, ed altri partiranno questa notte.

Venerdì 9. Tre Reali dispacci son pervenuti questa mattina al Tribunale, segnati tutti colla data del 7 corrente. Con uno si dice, che per non far rimanere il S. R. C. privo di capo, finocchè il Re non siasi degnato di emanare le sue sovrane risoluzioni circa la nuova forma da stabilirsi pei supremi Tribunali ordinarj del Regno, era venuto a destinarsi il degno e benemerito soggetto d. Michele de lorio alla carica di presidente del S. R. C. e di Viceprotonotario del Regno col soldo che i presidenti del Consiglio avevano goduto. E si soggiunge, avendo esso de Iorio nelle passate circostanze date chiare ed indubitate riprove del suo fedele ed inviolabile attaccamento alla Real Corona[*8] . Segue indi a dire che il S. C. continuerà per ora ad essere composto dei seguenti caporuota e consiglieri, cioè: d. Gioacchino Ferreri, d. Antonio Crisafulli, d. Gerardo Gorgoglione, d. Tommaso Oliva, d. Gregorio Bisogni, d. Tommaso Caravita, d. Giov. Battista Vecchioni, d. Bernardo Navarro, marchese Mascaro, principe Zurlo, d. Gaspare Vanvitelli, d. Tommaso Frammarino, d. Michelangelo Cianciulli, d. Michele Vecchioni, d. Giuseppe Giaquinto, d. Giuseppe Carfora, e d. Girolamo Moles. I quali poi si dice soltanto eserciteranno da consiglieri, e per le piazze vacanti, il card. Ruffo farà le terne. Collo stesso dispaccio il Re ordinava la rimozione dei seguenti ministri: governatore di Capua consigliere Piccioli[*9] , presidente di Foggia d. Giuseppe Gargano consiglieri del Commercio d. Ilario Pirelli e d. Vincenzo Paternò, d. Costantino Melillo, consigliere e segretario, finalmente d. Giacomo Farina avvocato dei poveri di Vicaria criminale, e per queste piazze ordina anche le terne.

Non si comprende ancora perché fra i rimossi non vi siano Targiani e Villarosa, la di cui causa è comune con quella di Paternò, ed il publico che stima questi due rispettabili soggetti, e sa il loro animo, si lusinga che avranno la grazia. Fra i consiglieri arrestati vi sono pure Dragonetti, Vargas, e Giannotti,, dei quali neanco si è parlato, ma di questi si crede che vi sarà la condanna con la semplice rimozione.

Coll'altro dispaccio S. M. partecipa al Tribunale la promozione di Iorio a Vicepresidente, di Vivenzio a luogotenente di Camera, di d. Felice Damiani, Siciliano, a presidente del Commercio, di d. Gian Battista Vecchioni a caporuota del Commercio, e presidente dell'Ammiragliato, di d. Matteo La Fragola a caporuota criminale, di d. Vincenzo Mattei a giudice della stessa, di d. Bernardo Guidobaldi a giudice di Polizia, di d. Andrea de Litteriis a governatore di Procida col grado di giudice di Vicaria, di d. Michele Carrano a governatore d'Ischia. Finalmente gli partecipa il riposo dato al luogotenente marchese di Porcinari per gli acciacchi di sua salute col soldo, o per meglio dire con pensione di annui ducati 2000[*10] . Col terzo dispaccio finalmente S. M. approva per i quattro Visitatori, i da loro nominati quattro assessori, che sono, giudice Orlando a Marrano, consiglier de Giorgio a Ferrante, giudice Pedicini a monsignor Ludovici, e giudice de Marco al marchese di Valva.

Il cambio cresce alla giornata essendo rimaste deluse le speranze che i Banchi cominciassero a pagare.

Mi è stato detto con segretezza la notizia, che nella provincia di Lecce vi sia stato del rumore in arrivare degli ordini per l'esazione dei pesi fiscali in contanti. Il popolo non lascia di essere ancora insolente e rivoltoso, se non viene truppa di linea, e non si mortifica, saranno guai.

E’ stato portato alle carceri della Vicaria il marchese del Vaglio, figlio primogenito del duca di Monteleone fatto prigio­niero in Gaeta, con lui aveva il figlio di anni otto.

Sabato 10. La notte scorsa si è tentato alzare un albore di Libertà nella strada, ossia vico delle Nocelle alla Salute. La gente del circondario dice aver anco intese le grida « viva la Libertà » e sostiene che siano calati coloro che volevano innalzarlo da sopra la strada detta s. Mandato. La trave si è trovata a terra con un lenzuolo per bandiera.

Quest'oggi vi è stato un allarme dalla parte della Trinità degli Spagnoli, perché in una grotta di meloni, essendo calato il padrone di quelli, ha inteso dirsi « cittadino chi vive? non vi avanzate ». E fuggito subito sopra ed ha gettato l'allarme nel quartiere. Ieri sulla strada dell'Infrascata vi erano posti avanzati di truppa, perché si erano intese delle voci negli acquedotti che là sono.

Persona che ha parlato con un ribelle imbarcato, mi dice, che stanno essi con la massima intrepidezza, e colla fiducia di tornare, e negano tutte le notizie dei vantaggi delle armi alleate in Italia. Mi par mille anni di sentire arrivata la colonna di 12 m. Moscoviti.

S. M. ha concedute delle terre in feudo a tutti coloro che sono stati autori e capi delle leve in massa, come sarebbero Pronio, Sciarpa, Panedigrano, Fra Diavolo, ed altri.

Domenica 11. Grandi feste vi sono state nella giornata di oggi. Questa mattina un'unione di cavalieri, uniti al Governo della Casa Santa dell'Annunciata, ha celebrata festa solenne, con invito di Nobiltà e ministero in quella chiesa. Ed oltre la musica, vi è stata anche la distribuzione di cinquanta maritaggi. Il dopo pranzo con solenne pompa e intervento anco di ministeri e Nobiltà, Sua Eminenza Ruffo ha bendetta la croce innalzata al largo del Mercato nel luogo d'onde fu tolto l'infame albero. Di là Sua Eminenza è passata alla Chiesa di s. Chiara ad assistere al vespro solenne; era stato anche all'Annunciata questa mattina. Una ricca e solenne processione è calata da Capodimonte colla statua di s. Antonio di Padova, e terminava con una macchina a guisa di presepe, in cui si vedeva lo stesso

Santo che abbatteva i ribelli, fra questi si distinguevano i pupi rappresentanti le persone di Pagliuchella e Michele il Pazzo.

Molto treno di artiglieria è partito questa mattina per Capua per trasportarsi in Roma, che di breve sentiremo assalita. Si ha notizia che tra Francesi e patriotti vi sia il numero di circa 8 m. uomini  d'arme.

Lunedì 12. Quest'oggi si son vedute arrestate due giovani persone, un uomo ed una donna, e si è detto essere marito e moglie. Si è veduto trasportarli a piedi alle carceri, e alla punta di un'asta portavano i capelli posticci che gli avevano strappati, essendo tutti e due rimasti in zazzera. Avevano l'aria di essere gente pulita. Chi sa se la moda di tagliarsi i capelli non gli abbia cagionato tale affronto, se finisce la cosa così. Dovrebbe finalmente porsi fine a tali arresti per le strade. So io delle gentildonne che per trovarsi coi capelli recisi per sola moda, non escono neanco per andare al s. Sacrificio della Messa, pel dubio di non ricevere qualche affronto per strada.

Il popolo è reso insolente, e non rispetta né superiori, né ordini. Sento però che si siano date già disposizioni per metterlo a dovere. E difatti chi va a denunziare un reo di Stato, resta ancor egli in arresto, e questa mattina un popolare che aveva denunziato uno da lui asserito reo, non essendosi quello trovato, è stato egli portato in carcere molto malmenato dalla truppa che conducevalo.

Si hanno sempre piú felici notizie dell'Italia, e si spera di breve sentirla interamente libera dai Francesi. Non lascia però di tenerci in qualche agitazione la squadra Gallispana, che sicuramente è nell'Adriatico, ed è forte di 75 vele, mentre l'Inglese non è che di 30 circa, ma si spera che arrivi ad unirsi colla Russia‑Ottomana.

Sono al numero di 564 rei di Stato quei che si detengono nel castello Nuovo, e fin ora ne son calati 17 nella caverna detta del Coccodrillo, ove non hanno che galletta, alici salate, e acqua; e gli è proibito anche di farsi la barba. Fra questi vi è il principe della Rocca col figlio, e i due capi popolari, Pagliuchella e Michele.

Martedì 13. Ricorrendo quest'oggi il giorno natalizio di S. M. la Regina, vi è stato questa mattina ricevimento al Real palazzo, ove in gran gala si son portati a complimentare il Vicario generale Em. Ruffo tutti gli ordini della città, ed ho avuto il piacere di veder ripristinato l'antico decoro di questa capitale, essendo ciascuno comparso con quella decenza conveniente al proprio stato.

Si è detto che vi fossero due plichi venuti da S. M. da aprirsi questa mattina nel Consiglio, ossia Giunta del Governo, e si spera che sieno grazie.

Due accidenti si dicono avvenuti la notte scorsa. Una partita di ribelli mascherati da Realisti pattugliando si sono incontrati con una pattuglia vera di truppa, che gli ha chiesto il  Santo, per cui scoverti son venuti fra loro alle armi fuori Montesanto. L'altro; si è intesa forzare la porta d'ingresso del Banco ed ospedale di s. Giacomo, e come la guarnigione che vi era entro era poca e disarmata, hanno aperta la porta della chiesa per mandare a chiedere soccorso alla guarnigione che è nella gran Guardia, così coloro che sforzavano la porta sono fuggiti.

Circa le ore 23 i legni che sono in rada hanno fatta la salva, dopo le ore 24 l'hanno fatta i castelli, e per la città è stata illuminazione, ed il Card. Ruffo ha dato appartamento questa sera[*11] .

La confraternita dei Pellegrini ha sollennizzata con grande pompa la festa in ringraziamento alla ss. Trinità pel ritorno del Sovrano al suo Regno.

Si è formata una Giunta di tre soggetti, cioè, giudice dell'Ammiragliato, d. Luca Savarese, d. Andrea di Afflitto, e d. Giuseppe Marciano. Ha l'incarico di vedere quali fedi di credito e polizze pagate dal Governo dei ribelli, ossia della sedicente Republica, debbono aver corso, quali vincolarsi.

Questa mattina è stato intimato al Certosini di uscire da quel monastero, e sono stati distribuiti per altri monasteri, ai quali si è ordinato che li mantengano a seconda la regola certosina.

Questa operazione è diretta dal direttore delle finanze Zurlo, ma il publico sente male che niente si dia ai d.i individui Certosini, cui si dovrebbero gli assegnamenti come sempre si e praticato, ed è pure un disordine volere che vivano in altri monasteri facendo l'osservazione della loro regola.

Vi è chi crede che vi sia pel d.o direttore qualche torbido a causa dell'esame della condotta del Vicario generale Pignatelli, giacché questi con lui si regolava.

Mercordì 14. Il vicepresidente Iorio ed il luogotenente Vivenzio hanno preso possesso questa mattina con sontuoso apparato, ma senza musica; ha preso possesso ancora il caporuota di Commercio d. Giov. Battista Vecchioni.

Nella giornata d'oggi era appuntato consiglio subitaneo per Massa e Mantonè, i quali si crede che oggi stesso abbiano subita la pena da essi meritata. Il primo era colonnello delle armate di S. M. e poi fu uno dei generali della truppa civica; il secondo fu uffiziale di artiglieria e poi ministro di Guerra, sotto i ribelli. Sono nel castello del Carmine porzione, altra sopra Parete, ossia s. Maria Apparente.

Giovedì 15. Massa fu eseguito ieri nel castello del Carmine, Mantonè, lo sarà sabato; e fra coloro che sono usciti da castel Nuovo 12 o 16 ne furono trasportati al Carmine che saranno per la testa, fra questi mi si dice che vi sia il principe di Torella, Rocca, e Cassano figlio e madre. Nella giornata di oggi niuno accidente positivo vi è stato; allegria generale, feste per le strade, e suoni, canti e balli popolari da per tutto.

Girano alcune notizie stampate che ci fanno sapere Roma investita e Parigi in controrivoluzione, e tale che vi sia chi siasi posto alla testa del Governo in nome di Luigi XVIII. Aspettiamo che sieno uffiziali.

Venerdì 16. Si è avuta oggi notizia del felice arrivo di S. M. in Palermo il giorno 8 del corrente, e si sente che pel giorno Il settembre sarà nuovamente di ritorno, ma non anco per restare, ritornando solo con Acton e compagni. Dalla stamperia Reale si è publicato un foglio di notizie che ci fa sapere dieci cantoni Svizzeri realizzati[*12] , e la Cisalpina tutta. Libera quasi tutta l'Italia, e gli avanzi delle armate francesi ristrette nel Genovesato. Roma già investita dai nostri. Speriamo di breve sentire usciti interamente d'Italia i Francesi e i loro fautori che l'hanno annichilita.

Altri 500 rei di Stato passano questa notte a Parete, altra quantità se ne manda a Ventotene, per cui fu mandato in quest'isola un ingegnere per accomodare il luogo ove devonsi ritenere.

Con editto del direttore di Polizia si è proibita nuovamente la stampa di ogni foglio volante, senza precedente revisione. Veramente si faceva quello stesso che volevasi sotto la rivoluzione, e fin'anco si vide affisso alle mura un proclama ai fedeli Napoletani. Niente dico delle tante sciempiagini. che tutto il giorno si publicavano unicamente per mercimonio.

Sabato 17. Altro foglio di notizie ha publicato la stamperia Reale che contiene i vantaggi nostri sul territorio Romano.

Si fanno con molta fretta le cause dei rei di Stato che stavano nel castello Nuovo e dell'Ovo che capitolarono, e stanno tutti per la vita. Il publico sente male che non si voglia stare alla capitolazione fatta, perché si dice, sia vero che coi ribelli non si deve capitolare, ma questi avevano i forti in mano, potevano sostenersi, far danno alla città, e cedettero capitolando col Vicario Ruffo e coi generali Moscovita e Turco che sottoscrissero la capitolazione. Non standosi dunque a questa si manca al dritto delle genti. Questo è il discorso generale, che cagiona anche dei timori. Si dicono poi i seguenti aneddoti che gli corrispondono.

Si dice che Mantonè costituitosi avesse domandato se si voleva stare alla capitolazione dal Re, alla capitolazione fatta dal suo Vicario e suoi generali. Rispostogli che no, egli avesse replicato « dunque sosterrò sempre ch'è un tiranno » e non volle dir altro.

Quest'oggi si è detto che il generale Moscovita abbia fatto sentire, o che si stia alla capitolazione, o ch'egli parte colla sua gente, perché non deve permettere che vada a morte quella gente che fidando nella sua parola si era resa ed aveva capitolato. Dio non voglia e si venga a questi estremi. Si soggiunge che siasi ristretto a chiedere che se ne scriva al Re, con sospendersi intanto la sentenza di morte. Iddio ci metta la sua santa mano, perché si vegga questa mia infelice patria restituita alla primiera tranquillità ed all'amore del suo Sovrano.

Un tal d. Gaetano Olivieri, di professione legale, si era molto riscaldato della ubbriachezza republicana; entrate le armi del Re, gli fu saccheggiata la casa, ed ci fuggì nell'Arenella; ove stava nascosto. Giorni sono, dato di volta, si gittò da un balcone e morì lasciando moglie e figli.

E’ stato arrestato un altro professore legale molto ragionevolmente; costui aveva nome Ferdinando Quarto, e faceva l'aristocratico in casa del principe Dentice, quando quella casa era frequentata dall'ambasciatore Austriaco Esterasi, che corteggiava apertamente la principessa. Entrati i Francesi e posto il Governo Republicano, volle farsi un merito, sciocco per altro, e si fu, chiedere con suo ricorso che gli fusse permesso di cangiarsi il nome, e gli fu accordato, con aversi posto il nome di Gaetano. Ora si dice essersi trovato il suo ricorso, in cui diceva volersi togliere l'infame nome e cognome che portava, e però che sia stato carcerato. Anche senz'esservi nel ricorso tali briccone espressioni, la sola domanda di cangiarsi il nome, credo che sia stata bastante causa a farlo giustamente carcerare.

Ora vi è stato un tal d. Vincenzo Giacobino, il quale ha chiesto cangiarsi il cognome, anche perché pericoloso nelle attuali circostanze. Il suo ricorso fu rimesso alla Real Camera, che ha consultato affermativamente, accordandogli di poter assumere il cognome della madre.

Il costituto del duca di Cantalupo, Domenico de Gennaro, anco si dice essere stato bizzarro. Egli disse aver accettata la carica di rappresentante per quella stessa ragione per la quale il Re era fuggito da Napoli, cioè per non essere massacrato. Bisogna però fargli giustizia, ch'egli nel Governo si opponeva sempre alle determinazioni nocive e tiranniche, e cercava al possibile di giovare al publico, per cui piú di una volta fu malmenato dai circostanti.

Si dicono trovate le note di due Glub aristocratici del 1798, in una delle quali trovasi ascritto il marchese de Marco e d. Francesco Pignatelli.

Domenica 18. La notte scorsa è stato tentato di forzare le carceri di s. Maria Apparente, ossia a Parete, ove stavano detenuti quantità di rei di Stato, è riuscito vano il disegno, e questa mattina si son calati da Parete e trasportati alle carceri della Vicaria molti di quei detenuti. Altro disordine è anche accaduto fuori di Poggioreale. Una partita di Calabresi è uscita in quella strada a rubare, n'è stata avvisata una pattuglia di Camiciotti, ch'è corsa a riparare il disordine. I Calabresi si son posti in difesa e si son battuti, otto ne sono stati arrestati, ma un tenente dei Camiciotti è rimasto morto.

Alle ore 8 della notte si sciolse la Giunta dopo aver condannati 18 dei rei di Stato alla morte; quattro nobili ad essere decollati, gli altri afforcati. Il solo Emanuele Mastellone ha salvata la vita, essendo stato condannato a pena perpetua. Tutti costoro erano compresi nella capitolazione[*13] , per cui si parla generalmente.

Quello che si disse officio fatto dal comandante Moscovita, è stata lettera venuta dal Generale dell'armata ch'è in marcia, a cui si scrisse immediatamente dal comandante della divisione ch'è in Napoli, e si vuole che il nostro Micheroux sia partito a quest'oggetto a persuadere quel Generale.

Il colonnello Massa, che fu eseguito, parlando la sua causa, disse: « che quello gli rincresceva, era stato l'aver egli sacrificati tanti coll'aver fatta quella capitolazione; giacchè fu egli che la fece, ma che aveva creduto alla parola di cinque Re, che non poteva supporre gli venisse meno. Io, diceva, aveva polvere, palle, cannoni, gente non me ne mancava, chi m'impediva di sostenermi nel castello? Alla peggio poteva essere levato dal mondo saltando in aria, ma non sarei morto condannato come Giacobino ». Fu ciò non ostante condannato ed eseguito. Un'ora dopo la esecuzione, si dice, che fosse arrivato l'ordine del Re di non eseguirsi le sentenze, senza prima mandarne a dar parte a lui; e perciò si crede che le sentenze di questa notte non saranno eseguite, ma si aspetterà la risoluzione di S. M.

Avanti Palazzo accadde due giorni sono un altro rumore, e furono tirate delle fucilate contro certi insolenti che tirata avevano una pistolata alla pattuglia.

In Caserta un Turco della guarnigione che là vi è volle far violenza ad un ragazzo, questi gridò, accorse il padre ch'era ostiere, ed ammazzò il Turco. Immediatamente si allarmò tutta la guarnigione, accorse il Visitatore Marrano di fresco arrivato, e cercò sedare, facendogli anche avvertire che il delitto voleva commettere il loro compagno, era esecrando. Coloro sostenevano che fosse una impostura, perché l'ucciso era eunuco. Marrano voleva far riconoscere il cadavere, ma i compagni di quello non vollero. Insomma non costò poco sedarli promettendogli giustizia. Mandò poi a dar parte a Napoli dell'accaduto, e chiese rinforzo per tenere a freno i Turchi. Tutti questi accidenti fanno vedere quanto sia pericoloso il nostro stato.

Si dice chiamato a Palermo il direttore Zurlo, e si crede a giustificarsi.

Lunedì 19. Ricorrendo la nascita del Principe ereditario, vi è stato ricevimento a Palazzo questa mattina, e questa sera per la città illuminazione. La Deputazione Regia ha solennizzata la festa di ringraziamento nella chiesa di s. Chiara con molta gala e pompa grande ed invito di Sua Eminenza Ruffo, Segretarii, Direttori  Ministero, Nobiltà.

Questa sera in mezzo al largo del Castello vi, è stata anche gran festa in onore di s. Antonio, fatta a spesa dei Teatri, con musica ed apparato grande e pomposo.

La notte passata fu tentato aprire le carceri della Vicaria. Ecco la nota dei condannati a morte di ieri l'altro.

Ad essere decollati senza pompa: d. Giuliano Colonna di Stigliano, d. Gennarino Serra di Cassano, Principe di Torella Caracciolo, Marchesino di Riario di Corleto. Per questi due ultimi vi è sospensione, essendosi scritto a S. M. per sapere se voglia far valere la capitolazione, o far eseguire la sentenza. Per gli altri due si esegue domani, non essendo compresi nella capitolazione. Ad essere afforcati al Mercato il sacerdote d. Nicola Pacifico, Monsignor Natale vescovo di Vico Equense. Questa mattina sono stati dissacrati. Pacifico è stato intrepido, Natale molto commosso, ha confessato il suo tradimento, ed ha fatta una preghiera pel Sovrani. Vincenzo Lupo, costui è uscito intrepido dalle carceri. Giuseppe Abbamonte, Giuseppe Albarella, Eleonora Fonseca Pimentell celebre autrice del Monitore. Domenico, Antonio e Giuseppe Piatti, Abbamonte ed un altro, perché compresi nella capitolazione non si eseguono, ma si aspetta la risoluzione del Re. Gli altri tutti saranno eseguiti domani, ma si, crede nel Castello, avendo la pia congregazione dei Bianchi rappresentato, che morendo in publico, muoiono disperati per gl'insulti del popolo.

Un tal Francesco Salerno, Emmanuele Mastellone, e due altri dei Piatti, sono stati condannati ad un'isola a vita. Dalle carceri della Vicaria, ov'erano, sono stati trasportati la notte passata verso le ore 8 d'Italia nel castello del Carmine. Ieri si vide trasportare in catene al castello medesimo il conte di Ruvo Andria Carafa.

Il fiscale della Giunta di Stato, d. Giuseppe Guidobaldi, fece l'istanza: di dieci anni d'esilio a quei delle prime quattro conipagnie di truppa civica attiva: quattro anni per quei che si ascrissero dopo, e quattro o due mesi di carcere a tutti coloro ch'erano ascritti come contribuenti. Il direttore di Polizia, d. Antonio La Rossa, gli diede sulla voce facendogli vedere l'impertinenza di quest'istanza. Egli diceva, «uscirò adesso dalla Giunta per andare carcerato, essendo ancor io ascritto tra i contribuenti, ed i figli miei che si son battuti pel Re, erano ascritti tra gli attivi. Se la forza obligava tutti ad ascriversi, e Dio sa che ci voleva per essere ascritto tra i contribuenti, perché farne un reato? il quale poi avrebbe spopolato la capitale ed il Regno, perché tutta la popolazione doveva trovarsi ascritta, o come attiva o come contribuente _te ». Arrivò a dirgli: «perché voi non restaste a Napoli a darci l'esempio di quello che doveva farsi? perché vi avessimo preso per modello. Voi fuggiste, e non sapete quello che da noi si è sofferto ». Questo, dirò io a me stesso, non è servire, ma tradire il Re.

Corre una voce sorda che i nostri siano stati respinti da Roma ed abbiano perduto anche il posto di Frascati, spero che non si avveri. Le belle notizie precedenti non promettevano tal rovescio.

Martedì 20. Circa le ore 19 s'è cominciato ad eseguire la giustizia dei rei di Stato. La esecuzione si è fatta nella piazza del Mercato, ove si dice che il concorso del popolo è stato immenso, non ostante che si bruciasse al sole scoverto. La gran piazza era tutta circondata da truppa di linea e di massa due interi regimenti di cavalleria, artiglieria puntata. Castello chiuso, e ponti alzati, e nell'interno del Castello truppa di riserva. Prima si è eseguita la decollazione di Colonna e Serra; il primo di essi era piú rassegnato ed ha posta volontariamente la testa sul tronco; il secondo era un poco piú risoluto. E’ seguita indi la giustizia degli afforcati, ed è incominciata dal sacerdote Pacifico, il quale si è levato dalla forca, perché Napoletano. Indi gli altri, che sono stati, Monsignor Natale, Vincenzo Lupo, due fratelli Piatti, e la celebre Eleonora Pimentel, che si ricusava di salire. Ella era vestita a bruno, colla gonna stretta alle gambe. Il popolo ad ogni esecuzione dava dei gridi di viva il Re. All'uscire della Pimentel voleva gridare, ma al cenno dei Bianchi si è quietato, al cadere però di lei le grida sono andate alle stelle, avendomi assicurato un padre di ss. Apostoli, che si sono intese fino al loro monastero. Per gli altri condannati, perché compresi nella capitolazione, si aspettano dal Re le risoluzioni. Monsignor Natale è morto rassegnatissimo ed ieri nell'atto di sua dissacrazione, mostrò il suo vivo pentimento, disse esser stato traviato per la lettura di libri velenosi e cattiva compagnia avuta, ed esortò i Vescovi della funzione a profittare del suo esempio.

Mentre ogni cuore sensibile sente pena di tal carneficina, conviene però che confessi meritare tal pena coloro che avevano giurata la perdita di tutti i buoni, e le crudeli esecuzioni fatte sotto il loro Governo, bastano a giustificare il loro castigo. Noli posso ricordarmi senza orrore la crudeltà di aver mandato a morte, (e fu Lupo dei giudici) un povero sacerdote per aver gridato «viva il Re ». Come pure l'aver fatto fucilare tanti poveri innocenti, l'aver disposto la morte di tutti coloro che non volevano secondare le loro scellerate mire. Un fatto recentissimo accaduto ieri, serva a far vedere quanto sia necessario l'estirpare tal genia, e di quanto il loro furore sarebbe capace. Pel compleanno del Principe ereditario ci fu salva generale ieri mattina verso mezzogiorno ed ieri sera verso le ore 23; in una di queste al largo di Porto un popolare, allo scoppio del cannone, gridò: alla panza dei Giacobini; era presente un certo tale vestito con insegna di Realista, stella appesa al petto, e gran treccia di capelli. Costui invaso dal furore, nel sentire quelle voci, tirò come un fulmine la sciabla, e colpì quell'infelice, e lo stese morto al suolo. Corse della gente, e un altro volle afferrarlo da dietro, ma ne riportò anco una mortale ferita. Postosi questo furioso colla sciabla ad una mano ed un cangiarro all'altra, tirava colpi da disperato a dritta e sinistra. Per cui ne ferì altri cinque o sei. Il numero però l'oppresse; e fu per poco che non l'uccidessero, avevano bensì risoluto di fucilarlo là per là ed avevanlo anco legato su di una sedia. Ma un uffiziale Moscovita che si trovava passando, fece consegnarlo alla giustizia. Intanto tirandogli la treccia, uscì fuori la solita zazzarina. Questo fatto, replico, fa vedere quanto necessario sia il rigore per la nostra futura tranquillità. Sento, però dire, che tolti di mezzo i principali rei, la clemenza del Re campeggerà su tutti gli altri traviati, che se dovessero tutti essere trattati col rigore delle leggi, fiumi di sangue dovrebbero spargersi.

Ieri arrivò notizia della presa di Roma, ma non si è publicata ancora ministerialmente.

S M. ha decorato del titolo di duca l'ammiraglio Nelson, con una pensione di D/. 21 m. e gli ha regalato quella spada gioiellata che gli donò l'augusto Carlo III. L'ammiraglio Portoghese è stato decorato colla fascia di s. Gennaro ed una pensione di D /. 2 m.

Questa notte partono per Palermo la marchesa di s. Marco, e d. Maria Giuseppa Carpentieri nuora del caporuota Targiani, che va ad implorare grazia pel suocero.

Mercordì 21. Questa mattina ha preso possesso il nuovo presidente del Commercio Damiani. Di rimarco non vi è stata cosa nella giornata d'oggi. Il Tribunale era circondato da guardie di Camiciotti che impedivano di entrare a genti vili e male in arnese. Sopra le sale di Camera vi erano anche le stesse guardie che impedivano l'accostarsi ai finestroni che rispondono al basso delle carceri, ove sono detenuti i rei di Stato. Il vicepresidente Iorio ha rappresentato, così per completarsi il numero dei Consiglieri, come per rimediarsi all'inconveniente della quantità dei rei detenuti in un luogo, ove si reggono i supremi Tribunali della capitale e del Regno.

Si vanno restaurando per la città i stemmi ed imprese tolti e spezzate, e si restituirono giorni sono sopra la Università antica dei Studj le statue trovate incassate, l'Ercole Farnese però, quel miracolo della scoltura greca, mi si dice, che siasi trovato partito, ma se non è uscito d'Italia, spero lo riavremo.

Giovedì 22. La marchesa di s. Marco e d. Maria Giuseppa Targiani non sono partite, e si susurra esservi notizia di rumore succeduto a Palermo a causa di una cospirazione scoperta, che ha dato occasione ad una popolare anarchia, come quella che qui si è sofferta, e che non è cessata ancora.

Si aspettano a momenti 1200 Moscoviti essendosi ordinate le razioni del pane. Parte molta truppa di massa per la volta di Roma, e si dice che la colonna del 120 Moscoviti sia già sul territorio Romano dalla parte di Toscana, e che il Generale abbia fatto precedere i suoi programmi al popolo Romano. Quest'oggi al cadere del giorno, sono entrati due legni da guerra potrebb'essere che portassero la d.a truppa Moscovita.

Si è detto che S. M. nel viaggio da Napoli a Palermo s'imbattè in una squadra di 40 vele, che gli diede della soggezione, ma si scovri essere Marrocchina, che da quel Re si mandava a lui senza prevenzione con gente da sbarco ed a tutte spese del re di Marrocco. Ora si dice che lo stesso re di Marrocco mandò in dono a S. M. gli arazzi per l'appartamento, e l'Inghilterra tutto il mobile di terra.

Questa sera verso un'ora di notte è passato un galesso con entro due persone malissimo in arnese e con falsa barba, innanzi un uffiziale con sciabla e soldati di massa, intorno folla di popolo lo circondava gridando il solito « viva il Re ». E perché si vedessero i rei, uno del popolo gli portava alzata in faccia una torcia di pece, di quelle che diconsi a vento, e che si usano in Napoli dai servitori e dai volanti quando accompagnano i padroni di notte. Avendo lasciati i rei alle carceri della Vicaria, è ritornato il galesso fra lo stesso popolo, ma portato a mano e vuoto, non essendovi chi volesse occuparlo per timore di contaminarsi. Noto tali particolari, perché si abbia idea dell'avversione del popolo a simili rei.

Quest'oggi circa le 22 per Toledo un popolo immenso trascinava una di quelle berrette che stavano in cima di quello che dicevasi arbore di libertà. Per le strade di Napoli non si sente altro che quella canzone che notai diversamente combinata con la ripresa: va là, là, cauce nfaccia a lebertà[*14] .

Venerdì 23. Quest'oggi sono entrati alcuni legni con bandiera Moscovita, ed è arrivata una corvetta senza patente, la quale si vuole abbia detto venire da Capo d'Anzio, essendo fuggita dai Francesi arrivati là fuggendo da Roma.

Continuano gli arresti. D. Carlo de Simone, che fu presidente del Dicastero centrale, è stato arrestato, ed è stato pure arrestato un professore di Medicina, d. Saverio Macrì.

La marchesa di s. Marco, che si dice fatta cameriera maggiore, quest'oggi è partita con la Targiani. Sarà stata una bubola, la voce del rumore di Palermo. Il regno piuttosto non è quieto, almeno è malcontento, tra per le scorrerle dei soldati di massa, tra per l'ordine della decima e pesi fiscali da pagarsi in contanti, cosa ch'è rincresciuta moltissimo; e si teme, che arrivando i commissarii e volendo far uso di forza, non nasca del rumore.

Quell'arrestato che fu trasportato in galesso ieri sera fu trovato in una cava di monte, alla grotta di Pozzuoli.

Sabato 24. Un infelice galantuomo caminando pei fatti suoi la notte scorsa, è rimasto ammazzato da una fucilata tirata da una pattuglia, perché non fu corrisposto al chi vive. Non so se sia stato altro fatto, o quello stesso diversamente raccontato di essersi la fucilata tirata da una pattuglia contro un'altra, perché sbagliato il Santo fra loro. Circa le ore due della sera all'imboccatura del vico Gigante, fu rubato un altro galantuomo da gente armata che gli presentò le armi alla gola. Si vegga da tali fatti se la città è tranquilla.

Vi sono notizie equivoche di Roma. Si susurra che le truppe di massa Napoletane sieno state battute con gravi perdite. Si dice all'opposto che i Francesi abbiano spediti commissarii al Generale Moscovita dicendo voler capitolare con essi, non già coi i Briganti, come essi dicono, usciti dal Regno di Napoli.

Sicuramente però Roma è stretta, e da qui parte continuamente truppa di massa, perché non v'è altra. Ne partì qualche migliaio ieri notte, e la notte prossima ne parte altra.

Qui in Napoli si vede qualche preparativo che indica sospetto. Erasi cominciato a demolire quel fortino che i ribelli avevano alzato dalla parte di s. Lucia, ora si continua. Il Cardinal Ruffo ha posta una guarnigione di 150 uomini a cavallo di truppa di linea entro il Palazzo Reale, ov'egli abita.

La istanza fiscale fatta da Guidobaldi pel conte di Ruvo è ferocissima. Lo vuole afforcato, precedente lo strascino e le tenaglie, indi fatto a pezzi, brugiato, e le ceneri sparse al vento, demolito il suo palazzo, ed eretta in quel luogo una colonna per metterci al di sopra la testa.

 

Si dice che il Cardinal Ruffo sarà spedito in Roma, ed in suo luogo sarà Vicario del Regno il marchese del Vaglio. Si soggiunge che sia un complimento fattogli da Acton, per vendicarsi di una uscita fattagli da Ruffo a bordo nell'occasione che vengo a dire. Acton motteggiavalo sempre sui soggetti da lui impiegati, sulla sua moderazione e bontà, per cui dava ansa ai ribelli e ai cattivi sudditi di occultarsi ed andarne impuniti. Un giorno che spinse un poco soverchio i motteggi, Ruffo gli disse (si vuole): « con questo sistema signor Generale, colla mia prudenza, buona condotta, umanità e Religione, ho ricuperato il Regno al Re di Napoli, sono arrivato fin entro Napoli ben accolto e rispettato. Io ho fatto quello che alcun altro non si è fidato di fare ».

Se così disse, sicuramente disse bene, e se si fosse seguito il sistema da Ruffo cominciato a praticare, oh quanto forse sarebbe stato piú profittevole per il Re e per la popolazione. Pignatelli si dice restituito al suo posto, e che si aspetta.

Domenica 25. Nella R. chiesa di s. Chiara questa mattina la magistratura tutta ha fatto cantare solenne Te Deum, con sontuoso apparato, musica, ed invito di Nobiltà e ceto degli avvocati.

Mi viene annunziata per la giornata di venerdì una notizia consolante, spero che si avveri. Per la città continuano le feste ed i fuochi artificiali.

La notte scorsa è partito per Sicilia estemporaneamente il segretario del Governo, d. Domenico Martucci, chi dice ch'è stato spedito da Ruffo, chi che sia stato là chiamato coll'ordine di partire fra un'ora. Per bocca di monsignor Torrusio, mi si dice, che siavi da sperare, non da temere per tal chiamata.

Non solo Pignatelli, ma anche Arriola si dice tornato in grazia.

Lunedì 26. Si è saputo che Martucci sia stato spedito da Ruffo. Si è in grande agitazione, e la notte scorsa, come le precedenti la truppa è stata tutta sulle armi, e continuerà a starei, perché si temono i tentativi dei ribelli che son chiusi nelle carceri, sebene molti siansi mandati sopra s. Elmo.

Quest'oggi vi è stata una commozione grandissima al Mercato, Porto, ed altri luoghi popolari della città. E' stata seria, puol esserlo maggiormente, e puol farei cadere di nuovo nella tremenda anarchia popolare. Il fatto raccontasi così. Giravano tre persone sotto nome di Capodieci, ossia capi di Ottina, ed in nome del Cardinale Ruffo, andavano casa per casa domandando se volevano effettivamente il Re, o no. Tutti rispondevano volerlo, ma coloro notavano libertà ed uguaglianza. Se n'è accorta la gente, e gli hanno arrestati. Cominciandosi a far tumulto, è accorso d. Scipione La Marra, a cui si è fatto innanzi il capo lazzaro Giuseppe Paggi, il quale, si dice, che abbia voluto dire qualche parola in favore degli arrestati. Il popolo si è animato contro di lui, ha egli chiesto di voler parlarne all'orecchio di Scipione La Marra, il popolo ci si è opposto, il tumulto è cresciuto, ed hanno arrestato anche il Paggi. Hanno indi condotti a Ruffo gli arrestati, e di là in Vicaria, lasciandosi dire, che se non gli si dava pronta sodisfazione, e non si pensava a levar via tanti Giacobini che sono nelle carceri, sarebbero essi andati a metterci fuoco per farli tutti morire là dentro.

Le notizie esterne poi sono, che Mantova abbia capitolato, che le truppe Tedesche siansi impadronite delle Bocchette, che a Roma siansi uniti Cisalpini, Francesi, patriotti Romani, ed anco molti Napoletani, ed abbiano fatto un corpo rispettabile per sostenersi non volendo cedere, né rendersi dopo l'esempio di quanto è accaduto ai patriotti in Napoli. Che quei legni che trasportarono a Tolone la guarnigione francese di Capua e s. Elmo, son rimasti prigionieri per rappresaglia fatta dai Francesi, per vendicarsi della capitolazione qui non voluta eseguire.

Si dicono condannati i seguenti; altri vogliono che siano per farsi le condanne: Nicola, Giuseppe, Alessio Fasulo, Margherita loro sorella, Celidea Vinacci madre: Onofrio Fiani, P.e Crisanti, Giuseppe Laghezza, Michele Marino, allas lo Pazzo, Giuseppe Coresta, alias lo scarpariello, Antonio Avella, alias Pagliuchella, Giuseppe e Leopoldo Poerio, Gaetano De Marco, Gregorio Ciccopieri.

Martedì 27. L'allarme di questa notte è stato grande per tutta la città, essendovi stati posti avanzati per ogni dove, che danno il chi vive, arrestando anche le carrozze.

P, seguita la condanna dei di sopra notati nel seguente modo: condannati a morte, Nicola Fasulo, Nicola Fiani, Antonio Avella, alias Pagliuchella, Michele Marino, alias lo Pazzo, Gaetano de Marco. Condannati, ma fatta relazione al Re, perché compresi nella capitolazione: Giuseppe Fasulo, Giuseppe Poerio, Giuseppe Laghezza, Gregorio Ciccopieri. Relegati, Onofrio Fiani, 20 anni, Alessio Fasulo, in vita, Leopoldo Poerio, in vita, P.e Crisanti, anni 15. Esilio, Mattia Zarrillo, anni 15. Penitenza, Margherita Fasulo un anno nel Conservatorio di s. Antoniello alla Vicaria. Galera, Giuseppe Caresta, anni 20. Ex-carcerata, Celidea Vinacci, madre dei Fasulo.

Tutto il tumulto di ieri fu causato dal trasporto del popolo che vorrebbe cominciare da capo ad andar saccheggiando per la s. Fede, ed il Cardinale Ruffo lo disse all'istante, e se non si mette freno a questo gusto, non staremo mai quieti. Ecco quello che fu. Sono in voga tanti, che si dicono capi di Società Realiste, ch'è un altro disordine. In nome di uno di questi andavano ieri i capi di Ottina notando tutti coloro che volevano ascriversi alla d.a Società, nell'idea di farli fare le guardie, come a tutti gli altri. Gente dozzinale, come sono questi capi di Ottina, andavano domandando se erano Realisti, e così poi li notavano, e gli dicevano, sarete avvisati per fare la guardia. Ciò cominciava a dispiacere, vi fu uno che disse aver veduto scritto Republica, cominciò a far rumore, e ne nacque tutto lo sconcerto, perché Paggi volle far capire che fosse, fu preso in sospetto, e lo arrestarono, e volevano là per là afforcarlo.

Quest'oggi due altri accidenti consimili. Ai Guantai, si sono vedute alcune bandiere su di un lastrico, erano alcuni ragazzi che scherzavano; immediatamente è corsa la voce ch'erano Giacobini, che avevano assalita la casa, che dicevano piena di armi e cannoni, è corsa la truppa, e la cosa è riuscita a freddura. Alla Pignasecca un altro ragazzo portava certa roba da mangiare, immediatamente si è sparsa la voce che la portava ai Giacobini, che aveva detto essere molti ed armati, ed all'istante un'orda di truppa in massa si è avviata verso quel luogo che il ragazzo indicava. Se questi disordini non s'infrenano, noi saremo un'altra volta in preda alla santa Fede.

Questo gusto lo portano con loro i nostri della truppa in massa. A Salerno quella gente che portava seco il marchese di Valva, uscendo dalla città volle darsi al saccheggio, la truppa paesana si pose in difesa, e si batterono, ne restò uno morto, quattro feriti, e da circa 80 furono disarmati, se non si afforcano per esempio degli altri, si vedrà il Regno involto in una guerra civile.

Lo svantaggio dei nostri a Frascati, fu per lo stesso motivo, invece di combattere il nemico, si diedero al saccheggio, tanto che il comandante della truppa di linea, dovette far fare fuoco contro la truppa in massa. Il nemico si avvide del disordine, e ne profittò, e non si fece poco a sostenersi nel posto in cui si era.

Le notizie d'Italia sono ottime, se sono vere. Genova si dice presa, morti Magdonald, Rey, prigioniero Moreau. Mantova resa con capitolazione.

Quest'oggi con cartelli stampati affissi per Napoli, si è avvisato che partiva per mare la posta per Genova e Livorno, segno sicuro che son libere.

Si vendono già i beni di s. Martino. Questo monastero è stato soppresso perché alcuni cervelli torbidi avevano chiesto alla Republica la soppressione della Certosa, offrendo i beni di quella. Sarebbe stato troppo giusto il castigare costoro, senza sopprimere interamente la Certosa, e lasciare in mezzo alla strada tanti poveri religiosi innocenti, che per tanti anni vivevano chiusi in quel monastero.

Si dice venuto l'indulto, ma non sarà publicato ancora. S. M. dicesi partito da Palermo il giorno 14, volesse Iddio che venisse.

L'altro ieri fu fatta una visita nel monastero di s. Lorenzo, perché fu denunziato che vi fossero mobili preziosi della Casa del Re. Niente fu trovato, ma qualche cosa si presero. Immediatamente dopo accorse una folla di popolo, che volevano saccheggiare il monastero, perché aveva inteso che vi era roba dei Giacobini, sempre lo stesso tuono.

Mercordì 28. Della partenza di S. M. da Palermo sento che non vi è niente, anzi al contrario, si ha notizia che non venga a Napoli per ora ed è naturale perché non vorrà trovarsi in Napoli mentre si eseguono condanne.

Domani segue la esecuzione di cinque condannati ieri notte, e sento che sieno dei grandi preparativi per tenere in freno il popolo, si dice anzi che saranno situati i cannoni a capo strada.

Intanto la situazione di Napoli è pericolosissima, perché il popolo sempre piú diventa insolente, e si avvia per una terza anarchia, perché va dicendo che il Cardinale Ruffo e i ministri son tutti Giacobini, e che la giustizia vuol farla egli, e lo disse ieri sul mustaccio a Ruffo stesso e a Salandra. La verità è che gli piace il saccheggio, e il disporre della vita e della roba di tutti coloro che sono al di sopra di lui, non vi è forza bastante a tenerlo a dovere, e se gli è data troppa ansa in principio.

Quest'oggi sono entrati parecchi legni, ma credo mercantili, sebene si aspettino quelli che debbono portare il rinforzo dei Moscoviti, che da un pezzo ci si fanno vedere arrivati.

E' stato arrestato il marchese Ruggi, si dice così. Ieri un ragazzo che portava a mangiare al figlio, che stava arrestato, si avvide, che nella bottiglia vi era un cartellino. Lo disse, e ne fu levato; si trovò ch'era di carta pecora, e vi stava scritto: sotto ai maccheroni domani troverete la risposta. La condotta sarebbe stata aspettare questa risposta, se è vero che il cartellino dicesse così, come che sia è stato arrestato questa mattina il padre.

Giovedì 29. Questa mattina nella Chiesa dei Gerolomini, dai Cavalieri di Giustizia dell'Ordine di Malta, si è sollennizzato il ritorno di S. M. e cantato il Te Deum con sontuoso apparato ed invito, intervento di Sua Em. Ruffo, e grande gala. Il comandante Moscovita, come festa che facevasi dall'Ordine di Malta, di cui è dichiarato gran Maestro e protettore il Czar di Moscovia, vi ha mandato una colonna di sua gente con cinque cannoni da campagna, coi quali ha fatto fare la salva, accompagnata da scariche di fucilerie. Il luogo non molto ampio ha fatto si che la gente sia uscita dalla chiesa sentendola scuotere, e le case del circondarlo hanno avuto i vetri dei balconi e finestre rotti.

Circa le ore 18 è seguita la esecuzione al Mercato dei cinque condannati a morte, ed il popolo la cui ferocia sempre più cresce, e infierito sui cadaveri di coloro che son rimasti sospesi alle forche, avendo fatto a pezzi quello di Fiani e Gaetano de Marco e portata in trionfo per la città le budella ed i pezzi mutilati. Questa crudeltà non sarà creduta dai posteri, che avranno intesa decantare la dolcezza di questo popolo. Non si crederebbe! arriva fino a proibire che girino le borse pei suffragi alle anime degli afforcati.

Questo furore del popolo ed il maltalento tiene in tanta soggezione il Governo, che i castelli hanno convenuti tra loro i segnali per far fuoco nel caso che vi sia qualche mossa popolare. I segnali sono di giorno la bandiera bianca e bleú, di notte i fanali accesi sotto la bandiera. Speriamo non vederli.

Per cautela imbarcano ogni notte i detenuti nelle castella e carceri, e si mandano a Gaeta ed altri luoghi. Per la città vi sono dei posti avanzati, e si dà il chi vive, arrestando anche le carrozze che girano dopo le tre ore, e forse prima.

I legni entrati ieri erano di ritorno da Tolone, ove hanno lasciata la guarnigione francese; Don è vera quindi la notizia della rappresaglia si disse; si dice anzi che non sieno neanche là ricevuti quel dei nostri imbarcati colla d.a guarnigione.

Si è publicata dalla stamperia Reale la capitolazione di Mantova seguita il giorno 27 luglio, tredici giorni appena dopo l'assedio formale, e tre solidi attacchi, giacché fu cominciato il 24, ed il comandante chiese capitolare. Ai Francesi costò otto mesi di stretto assedio. Il generale Russo Kray la segnò. Perugia capitolò il giorno 28 col generale Austriaco Schneider giovane di anni trenta. Alessandria è pure evacuata, e di Ancona si dice lo stesso. Anche di Roma si dice che sia già in mano degli Austriaci.

Venerdì 30 agosto. Fu sul solo corpo di Fiani che il popolo incrudeli, perché quel solo rimase appeso alla forca. Sento però che se ne siano arrestati otto dei promotori di tale esecranda crudeltà, meriterebbero costoro pena di morte.

Il duca della Salandra è stato dimesso dalla carica di generale, ed in suo luogo si dice de Gambs, altri d. Filippo Spinelli, si crede che d. Gaetano di Ferrante lo abbia tirato.

Sono cominciati i costituti di altri Nobili, fra i quali il conte di Ruvo, pel quale la Giunta si portò in Castello a cominciarlo per non farlo uscire. Ogni notte si cacciano dalla città i detenuti per metterli in sicuro da intraprese e dal furore del popolo.

Si parla di un'altra totale disfatta data dagli Austro‑Russi ai Francesi verso le Bocchette, colla morte del generale Jourdan. Si dice pure che la Spagna abbia dichiarata la guerra alla

Francia.

Sabato 31. Essendo terminati i costituti, sento che lunedì si faranno le decisioni, e si tratterà anche della duchessa di Cassano e sorella; avrà la città qualche altro tragico spettacolo.

Si dicono arrivati a Procida quei Moscoviti che da tanto tempo si aspettano.

Quest'oggi è andato girando per Napoli d. Scipione La Marra per molti arresti di popolari. I Bianchi si dice che abbiano rappresentato che non si fidano essi di assistere i condannati in mezzo agl'insulti ed ai furori del popolo.

A in moto una grande cabala fra quei che sono alla testa degli affari e del Governo. Il Cardinale Ruffo , non ostante quello che ha fatto, è, o è vicino, ad essere in disgrazia, e vi è chi dice aver letto un dispaccio di cinque foglietti, in cui si malmena moltissimo condannandosi la sua condotta.

Altri stanno minando il direttore Zurlo, e si dice che sia partita della gente per Palermo per andare a far parte contro di lui. Salandra come dissi è stato dimesso. Medici si disse ristabilito in grazia, la sorella di s. Marco è cameriera maggiore; staremo a vedere.

Il cambio delle carte di Banco è rimasto al 50 e 51, e non ci si pensa, né i Banchi danno piú un grano di contante, all'opposto tutte le esazioni fiscali, e pesi di decima si vogliono esigere in contanti e si sono spediti e si spediscono alla giornata ordini rigorosi.

 

 

 

 

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 [*1]         In marg. Vi è chi dice che sia stato l'anniversario della vittoria di Nelson sulla squadra Francese ad Aboukir, e chi sostiene che sia stato perché s. Eminenza Ruffo fosse andato a pranzo sull'Ammiraglia Inglese essendovi S. M. Non pare che al Vicario si dovesse la salva, meno quando gli spettasse come Capitan generale.

 

 [*2]         In marg. Ne fu esposto un altro ieri, che figurava la stessa entrata, e vi era dippiú lo scherzo di due fanciulli, uno che sporcava la tricolore, un altro che orinava nella berretta republicana.

 

 [*3]         In marg. L'autore fu il sacerdote d. Giov. Francesco Bonomo.

 

 [*4]         In marg. Eccoli di seguito. Nicola Fiano ‑,Felice Saponara ‑ Onofrio Fiano ‑ Giuseppe Fasulo.‑ Giuseppe Liozzi ‑ Ignazio Stile Carlo Muscari ‑ Luigi Rossi  Ferdinando Carcani (la famiglia di costui fu arrestata l'altro ieri, composta di piú sorelle e fratelli, tutti figli di d. Pascale Carcani benemerito uffiziale della prima Segreteria a tempi del marchese Tanucci e carito. Ferdinando e Gaetano erano impiegati, il primo nella Segreteria di Casa Reale, il secondo era direttore della Stamperia Reale) ‑ Nicola Pacifico ‑Pasquale Matera ‑ Giuseppe Piatti Giuseppe Logoteta ‑ Prosdocimo Rotondo ‑ Domenico Cirillo ‑ Ignazio Ciaja ‑ Luigi Bozzaotra ‑ Vincenzo Rossi ‑ Francesco Grimaldi Giuseppe Albanese ‑ Gregorio Mattei ‑ Marcello Scotti ‑ Raimondo di Gennaro ‑ Ercole d'Agnese ‑ Oronzio Massa ‑ Michele Filangieri Filippo Genzano ‑ Pietro Piatti ‑Francesco Rossetti ‑ Nicola Palomba ‑ Rocco Mangini (dubito non sia Gregorio) ‑ ... Pagliuchella ‑ Antonio Piatti ‑ Francesco Pignatelli di Strongoli ‑ Gabriele Mantonè ‑Mario Pagano ‑ Raffaele Doria ‑ Giovanni Letizia ‑ Giuliano Colonna Emmanuele Mastellone ‑ Gaetano de Marco ‑ Gennaro Serra ‑ Luigi Arcovito ‑ Pietro Grutter ‑ Santa Severina ‑ Vincenzo Ritucci Antonio e Giuseppe Ritucci ‑ Errico Alò ‑ Giacomo Filomarino Rocca Vincenzo de Filippis ‑ Rocco Lentini ‑ Clino Rosselli ‑ Leopoldo Poerio ‑Alessio Fasulo ‑ Giuseppe Poerio ‑ Michele del Re – Ignazio Beaumonte ‑ Francesco Bagni ‑ Giuseppe Pignatelli ‑ Domenico Antonio Pagano ‑ Eugenio Michitelli ‑ Ferdinando Ruggi ‑ Gregorio Ceccopieri ‑ Francesco Guardati ‑Eugenio Mattei ‑ Camillo Colangelo ‑ Abate Michele La Greca ‑ Stanislao Melchiorre ‑ Giorgio Vincenzo Pigliacelli ‑ Lorenzo Montemayor ‑ Vito Lauria ‑ Francesco Sacco ‑ P. Crisanto da Marigliano ‑ Pasquale Liti ‑ Giuseppe Albarella ‑ Leopoldo de Renzis ‑ Michele Giordano ‑ Annibale Giordano. Sono in numero di 73.

 [*5]         In marg. Carica nuova che deve avere qualche significato.

 [*6]         In marg. Vivenzio scrisse sull'abolizione dei feudi, e non si è curato; Targiani, Rosa, Paternò, resteranno privi di toga, per aver accettato il carico di ministri del Tribunale di Cassazione per puro timore.

 

 [*7]         In marg. Prima di partire ha spedito al Card. Ruffo una Real Carta in data di ieri, che ordina publicarsi in Napoli e pel Regno. In essa promette prendere in considerazione e premiare tutti coloro che in qualunque maniera hanno mostrato il loro attaccamento alla sua Real Persona, e specialmente a quelle popolazioni che non hanno permesso innalzarsi l'albore nel loro continente. Tal sovrana determinazione, ordina pure che particolarmente si comunichi a tutti i capi delle società Reali, e dice aspettare a Palermo ulteriori notizie di tali suoi fedeli sudditi.

 

 [*8]         In marg. La sua fortuna è stata il castello sofferto sotto la passata rivoluzione.

 

 [*9]         In marg. Per Piccioli si dice di aver trattati a casa sua in Capua i generali Francesi. Gargano aver fatto pompa in Foggia della sua premura per la Republica. Pirelli e Paternò, il primo per essere stato rappresentante, e lui con Paternò aver prestato il giuramento allorché furono istallati nel Tribunale di Cassazione. Melillo per lo stesso giuramento dato al prender possesso della carica datagli dalla Republica di giudice civile. Farina per aver arringato nella Sala d'Istruzione, forse per discaricarsi dalla imputazione di essere stato una spia. A Melillo non è giovato aver tenuto due figli tra gl'insorgenti, ossia tra le truppe a massa.

 

 [*10]       In marg. Questo Ministro da due anni era cieco, ma aveva la stessa attività e presenza di spirito, tanto che sentendosi dato il riposo, disse che gli rincresceva di sentirsi ancora in forze per fatigare, e doversi adattare all'ozio. Ouest'uomo ha nudrita sempre una smisurata ambizione, e godeva in vedersi la folla degli affari e di gente che lo circondava.

 

 

 [*11]       In marg. L'appartamento riuscì proprio. Fu aperto il ricevimento sull'appartamento del Principe ereditario, ove sta Ruffo, perché meno maltrattato degli altri. Ci fu tutta quella Nobiltà che in Napoli è rimasta. Fu aperta poi la loggia tutta illuminata, ed intorno riposto di dolci e gelati, mentre girava acqua di amarena e limonata sciolta. L'appartamento si sciolse verso le ore quattro. Il popolo esultava per la gala delle carrozze e livree che tornava a vedere, molto più che in occasioni di feste trova mezzi da lucrarsi il pane.

 

 [*12]       In marg. Impropriamente detto perché i Cantoni Svizzeri erano in forma di repubblica prima di essere sotto il governo francese.

 

 [*13]       In marg. Non tutti, vedi le giornate seguenti.

 

 [*14]       In marg. Eccone una intera strofa, che in punto sento andare cantando:

 

Tu t'haie fatta a bottonera,

                   Te credive ca no sapeva,

                                                                                                                   Bottonera e Santa fede

                   E ha llà, cauce nfaccia a lebertà.