libertA'

eguaglianza

MONITORE    NAPOLITANO

Sabato 14. Piovoso anno VII della Libertà ; I della Repubblica

Napoletana una , ed indivisibile ( 2, Febbrajo 1799 )

NUM. I

 

Siam liberi in fine, ed è giunto anche per noi il giorno, in cui possiam pronunciare i sacri nomi di libertà, e di uguaglianza, ed annunciare alla Repubblica Madre, come suoi degni figliuoli; a' popoli liberi d'Italia, e d'Europa, come loro degni confratelli.

Il passato esoso governo, se per lo spazio di quasi nove anni ha dato non più veduto esempio di cieca persecuzione, e feroce, ha pur questa Nazione somministrato un maggior numero di martiri dentro a' criminali più orribili, in mezzo a' trattamenti più acerbi, ed alla morte ad ogni istante lor minacciata invitti sempre ad ogni promessa d'impunità, e di premio, ed ha opposto a' vizj della passata tirannia altrettante private, e pubbliche virtù.

Il veleno con ogni arte di seduzione insinuato per tanti anni nella porzione più ignorante del popolo, cui da' pulpiti, ne' pubblici editti, nelle istruzioni de' suoi pastori ecclesiastici si era dipinta co' più neri colori la filosofica generosa nazion Francese.

I pravi maneggi del vicario Francesco Pignatelli, di cui basta enunciare il nome per esprimerne l'odiosità, e l'infamia, facendo a questa ignorante porzione temer dall'armata Francese il rovesciamento del la sua religione, la rapina delle proprietà, e la violazione delle sue donne han macchiata di sangue la bell'opera della nostra rigenerazione, molte delle nostre Terre sono insorte ad insultare le guarnigioni Francesi già in loro stabilite, e son soggiaciute alla devastazione militare: altre, uccidendo varj de' loro concittadini, che supponevano ben affetti a' Francesi, si son tumultuariamente armate ad opporsi, ed han dovuto cedere alla forza. La numerosa popolazione di Napoli, cui il Vicario per mezzo de' suoi assedi ispirava i suoi furori, e da lui istigata e favorita, impadronendosi di tutte le armi e di tutti i castelli, ha per sette giorni coll'anarchia più feroce e sanguinaria molti uccisi, molti saccheggiati, ed indistintamente minacciati tutti gli onesti Cittadini, ed osato per due giorni e mezzo opporsi, e resistere all'Armata  Francese. Le poco numerose falangi di questa ne' viottoli delle campagne, nelle strade della Città, fulminate da sopra i tetti, dalle finestre, da' parapetti da nemici, che si tenean coperti e invisibili, han dovuto contrastarsi a linea a linea il terreno più coll'avveduto coraggio, che colla forza del braccio. Ma nuovo altresì, e luminoso esempio di virtù opposta a furore, a misura che l'affascinata plebe andava per le strade cedendo le armi, Il vincitor generoso abbracciava il rabbioso suo assalitore: pochi intrepidi cittadini entrati per istratagemma ne' giorni 19, e 20, e racchiusi nel castello S. Eramo, avevano giurato di seppellirsi sotto le ruine, o stabilire la libertà, ne avevano innalzato l'albero, ed assumendo la rappresentanza de' dispersi Patrioti, de' quali le circostanze impedivano la riunione, avevano proclamata, e giurata la Repubblica Napoletana una ed indivisibile nella mattina de' 21 Gennaio, epoca d'allora in poi memorabile; in fine nel giorno 23 alle due dopo mezzodì fece il suo ingresso l'armata vincitrice; e bello ancora veder ad un tratto succeder la fratellanza tral vincitor ed 'il vinto all'ira ed al sangue, ed il generoso Generale Champiormet a nome della sua invitta Nazione confermar la nostra libertà, riconoscer la proclamata Repubblica, stabilir il nostro Governo, e con replicati proclami assicurar le sue proprietà, e la sua tranquillità a ciascheduno.

È nota la trasonica entrata dell'espulso Despota in Roma, la sua vilissima fuga in Palermo, trasportando seco sulle navi inglesi tutti i tesori ammassati tirannicamente colla espilazione della pubblica e delle private fortune, e commettendo così l'ultimo furto verso la Nazione, esausta degli ultimi residui del suo numerario. La moltiplicità degl'interessanti proclami ed ordini, che dobbiamo inserire in questo, ci obbliga di rimetter a' fogli seguenti il ragguaglio circostanziato de' fatti, che seguirono.

Direm quì brevemente, che Lunedì 21. un'ora avanti mezzodì comparvero le prime colonne Francesi dalle due bande di Foria, e di Poggioreale attaccando immediatamente la plebe, che con alcune centinaja di Schiavoni, e di altri soldati de' nostri che aveva obbligato a seguirla, si era impostata ad opporsi. Dalle ore 21. in poi incominciaron i Francesi a retrocedere lentamente così proseguendo quasi per un'ora e mezza, onde tirar la plebe nell'aperta campagna; ma ignorato da' Patrioti di Sant'Eramo quest'oggetto de' Francesi, ed osservato il loro movimento retrogrado, furono in loro protezione sparati de' colpi a palla e sopra coloro, che resistevano a Poggioreale, e sopra coloro, che resistevano a Foria, e che di fatti dall'alto dei castello si videro subito aprirsi, e sparpagliarsi. Divenne d'allora in poi, e già verso la sera, moltoppiù vivace il fuoco de' Francesi, ed avanzando più sollecitamente che non avean con lentezza fatto mostra di retrocedere, ad un'ora di notte potè il corpo più avanzato di essi stabilirsi in Foria, cessando da quel punto le ostilità per quella notte. Contemporaneamente i fuochi accesi in Capodimonte dettero a' Patrioti di Sant'Eramo segno di truppa stabilita colà, e dalla regolarità de' fuochi supponendola truppa Francese, fu nella notte per tortuose vie, attesa l'insurrezione delle campagne, spedito colà il cittadino Ruggiero a verificare il fatto, ed a parlamentar co' Francesi. Nell'alba del dì seguente 22. i due Generali ex‑Principe Moliterni, ed ex‑Duca di Roccaromana scrissero alla città, ed al Cardinale, esortandoli a far desistere il popolo da una resistenza, che più si prolungava, più doveva divenirli funesta, minacciandone i pervertitori, ed offrendosi di nuovo mediatori fra il popolo stesso, e la generosa annata Francese. Intanto alle 16. della mattina ricominciò l'attacco più feroce del giorno precedente. Quelli tra i Patrioti, che rimasti in Napoli poterono nascondersi alla plebe ed armarsi, unitisi in varj siti coadjuvarono da diverse parti l'entrata dell'armata Francese, sparando sull'ammutinata plebe, quali da S. Giovanni a Carbonara, quali dagl'Incurabili, particolarmente i prattici di quell'ospedale, quali da altri luoghi posti in sul cammino; e di tanto in tanto rinnovò Sant'Eramo opportunamente i suoi tiri a palla. Fralle 21, e le 22 pervenne a Sant'Eramo parte del corpo Francese di Capodimonte colla guida speditagli, e preso breve rinfresco, tolti seco cinquanta de' Patrioti, scesero per la Madonna de' Sette Dolori, onde potersi con altro corpo de' loro rinunire nel largo dello Spiritosanto. La forte opposizione incontrata nella strada di Toledo, e l'ora già tarda impedì il disegno; e sonando i Francesi a ritirata, non avvertito il segno da' nostri, che più si erano impegnati nella zuffa vi restarono morti i due valorosi giovani Francesco Palomba, ed N. Moscadelli, e Gaetano de Curtis ferito. Ritirossi la truppa a Sant'Eramo, dove sopraggiunse alquanto più tardi un altro corpo Francese per la via dell'Infrascata, salendo dalla via de' Studj; ed un altro corpo fissò sull'altura di S. Lucia del Monte, mentre un altro si era postato nel largo delle pigne. Era ordine del Generale di non molestare niuna casa, brugiar solo quelle, dalle quali si fosse fatta resistenza; fu quindi o per questa cagione, o per colpo di obusiere caduto da Santa Lucia del Monte, attaccato incendio ad alcune case in un solo site, e nell' ardor della mischia non potè evitarsi che non fossero derubate varie famiglie. Nella mattina dei mercordì si preparava l'armata Francese a battere e bombardar la Città da tutte le parti, se avesse continuato a resistere; ma appena qualche attacco parziale, la plebe si arrese e cominciò a gittare le armi: I corpi Francesi, che avevano pernottato in Sant' Eramo con buon numero di Patrioti, rafforzati mano mano per via da altri buoni cittadini, che loro si univano, erano di buon mattino calati all'acquisto degli altri castelli; ed il Generale Championnet mandò a Sant'Eramo un ajutante coll'ordine di tirare sopra i castelli, se fra un'ora non avessero abbassata la bandiera regia; fu di fatti tirato sopra i tre castelli, nuovo, dell'ovo, e del Carmine, il quale si mostrò il più ostinato a resistere, e sopra una truppa di plebaglia ammucchiata innanzi al palazzo già regio, per derubarlo, senza per altro poterne impedire il già seguito saccheggio. Due ore dopo mezzodì tutta la città era già tranquilla, ed il General Championnet fece la sua gloriosa pacifica entrata, e alla testa di un corpo di cavalleria potè tranquillamente percorrerla, ritirandosi poi a pernottare nel palazzo Santobuono. Fu nello stesso giorno affisso l'ordine di consegnare tutte le armi; e nell'indomani giorno 24. ordinato quì riaprirsi tutte le botteghe, e pubblicato il seguente proclama.

CHAMPIONNET GENERALE CAPO

DELL' ARMATA DI NAPOLI

A tutti gli abitanti del fu Regno Napolitano.

Siete liberi finalmente; la vostra libertà è il solo prezzo che la Francia vuole ritrarre dalla sua conquista, e la sola clausola del trattato di pace, che l'armata della Repubblica giura solennemente con voi fin dentro le mura della vostra Capitale e sopra il rovesciato trono dell'ultimo re vostro.

Guai a chiunque rifiuterà di segnar con noi questo onorevol patto, in cui tutto il frutto della vittoria è pel vinto, e che altro non lascia al vincitore, che la sola gloria d'avere consolidata la vostra felicità; sarà egli trattato come un pubblico nemico, contro del quale noi restiamo armati.

Se si trovano dunque fra di voi persone di cuore così ingrato da rigettare la libertà, che abbiamo loro conquistata a prezzo del sangue nostro, e se si trovano uomini così insensati da richiamare un Re decaduto dal diritto di commandarli mercè la violazione del giuramento, che fatto aveva di difenderli, fuggano eglino sotto le bandiere disonorate dello spergiuro, la guerra contro di loro è a morte, ed esterminati saranno.

Repubblicani, la causa per la quale avete così generosamente sofferto è finalmente decisa: ciò che non avevano potuto terminare le brillanti vittorie dell'armata d'Italia, ciò che avean sì lungo ritardato gl'interessi pubblici dell'Europa intiera, ciò che avean sospeso le speranze d'una pace generale, ciò che aveano impedito fino a questo o la religione de' trattati, ed il timore d'una nuova guerra; l'acciecamento dell'ultimo Re l'ha felicemente operato. Accusi egli dunque solamente il proprio orgoglio insensato, e l'audacia della sua aggressione, della felicità de' vostri destini e della fatalità delle sue disgrazie; ma sia egli giustamente punito colla perdita d'una corona che ha disonorata, e col rammarico di avervi egli medesimo resi liberi, e aver attaccato contra la fede de' giuramenti una ione alleata, e d'aver voluto rapire la libertà ad un popolo vicino.

 

Il sentimento d'una felicità tanto inaspettata non sia in voi per niun modo avvelenato da alcun timore. L'armata che commando resterà fra voi per difendervi, perderà essa finanche l'ultimo de' suoi soldati, e spargerà fin l'ultima goccia del suo sangue, pria di soffrire che l'ultimo vostro tiranno conservi nè tampoco la speranza di rinnovare le proscrizioni delle vostre famiglie, e di riaprire le prigioni oscure nelle quali vi ha fatto gemere per lungo tempo.

Napoletani, se l'armata francese prende oggi il titolo di armata di Napoli, è ciò in seguela dell'impegno sollenne ch'essa prende di morire per la vostra causa, e di non fare altro uso delle sue armi che quello di conservare la vostra indipendenza, e sostenere i vostri diritti, ch'essa ha conquistati per voi.

Si rassicuri dunque il popolo su la libertà del suo culto, cessi il cittadino d'inquietarsi per i diritti della sua proprietà: un grand'interesse ha stimolato i tiranni a' grandissimi sforzi ch'hanno fatto per calunniare agli occhi delle nazioni i sentimenti e la lealtà della Nazion francese; ma pochi giomi son necessari ad un popolo tanto generoso per disingannare gli uomini creduli delle odiose prevenzioni, di cui si serve la tirannia per condurli ad eccessi deplorabili.

L'organizzazione della rapina e dell'assassinio, dall'ultimo re vostro imaginata, e da' suoi agenti perversi eseguita, qual un mezzo di difesa, ha prodotto disastrose e serie conseguenze funestissime; ma rimediando alla cagion del male, facil cosa sarà arrestar gli effetti, e di ripararne queste conseguenze.

Che le autorità repubblicane, che saranno create, ristabiliscono l'ordine e la tranquillità su le basi d'una amministrazione patema, dissipino gli spaventi dell'ignoranza, e calmino il furore del fanatismo con uno zelo eguale a quello ch'è stato impiegato dalla perfidia per inasprirli  ed irritarli, e ben presto la severità della disciplina, che si ristabilisce con tanta facilità nelle truppe d'un popolo libero non tarderà di mettere un termine i disordini provocati dall'odio, e che il diritto di rappresagliaha permesso di reprimere. Fatto a Napoli il 5 Piovoso ann. 7. Il Generale in Capo dell'armata di Napoli Championnet.

                                                                                                        

Contemporanearnente pubblicata la legge per lo stabilimento del nostro Governo, e nominata la nostra Municipalità.

Libertà                                                                                                                                                                Eguaglianza

In nome della Repubblica Francese.

Legge concernente il Governo Provvisorio della

Repubblica Napolitana.

CHAMPIONNET GENERALE IN CAPO

DELL'ARMATA DA NAPOLI

Considerando, che la rigenerazione d'un Popolo non può effettuarsi sotto l'influenza, e la direzione delle istituzioni del dispotismo:

Che la costituzione d'un Popolo libero non può esser severamente calcolata su le sue abitudini, e su i suoi costumi, senza il soccorso d'un travaglio assiduo, e d'una profonda meditazione:

Che il corso dell'amministrazione generale non può esser sospeso  senza un gran pericolo della fortuna pubblica, e della privata:

Che il tempo della tirannia non può cessare in un paese invecchiato nella corruzione de' suoi usi senza contrariare i più grandi interessi, o irritare le passioni le più vili; e che per conseguenza è del pari urgente, e necessario di opporre ai progetti della malevolenza, ed ai tentativi de' malcontenti un governo egualmente attivo, e vigoroso, che prepari la felicità del Popolo per mezzo di leggi savie, e sconcerti i maneggi de' suoi nemici con una attiva vigilanza,

Ordina ciò, che siegue:

Art. 1. La Repubblica Napolitana è provvisoriamente rappresentata da venticinque Cittadini.

Art. 2. Sono nominati membri della Rappresentanza Nazionale i Cittadini Raimondo di Gennaro, Niccola Fasulo, Ignazio Ciaja, Carlo Laubert, Melchiorre Delfico, Moliterno, Domenico Bisceglia, Mario Pagano, Giuseppe Abbamonti, Domenico Cirillo, Forges Davanzati, Vincenzo Porta, Raffaele Doria, Gabriele Manthonè, Giovanni Riario, Cesare Paribbelli, Giuseppe Albanesi, Pasquale Baffi, Francesco Pepe, e Prosdocimo Rotondo*.

* Deesi annotare per uno tra detti Rappresentanti il Cittadino Giuseppe Logoteta, essendosi poi tolto per sua rinuncia Domenico Cirillo.

Art. 3. L'Assemblea de' Rappresentanti è investita dell'autorità legislativa, ed esecutiva fino all'organizazzione completa del governo costituzionale.

Art. 4. I Decreti dell'Assembìea de' Rappresentanti non hanno forza di legge, se non dopo esser sanzionati dal Generale in Capo.

Art. 5. L'Assemblea de' Rappresentanti non può deliberare, che quando i due terzi de' membri sono presenti, i decreti sono presenti  alla maggiorità de' voti.

Art. 6. L'Assemblea de' Rappresentanti è divisa in sei Comitati per l'esecuzione delle leggi, e di tutti i dettagli del l'amministrazione pubblica.

Art. 7. Vi sarà un Comitato centrale, un Comitato di legislazione, un Comitato di polizia generale, un Comitato militare, un Comitato di finanze ed un Comitato d'amministrazione interiore.

Art. 8. I membri de' Comitati saranno nominati dall'Assemblea generale, le di loro attribuzioni, ed i limiti della loro giurisdizione saranno stabiliti con una legge particolare.

Art. 9. Il Generale in Capo si riserva di nominare i posti vacanti nella Rappresentazione nazionale.

Napoli il dì 4. Piovoso anno 7. della Repubblica Franc. = Il Generale in Capo dell'armata di Napoli

Championnet.

Il Generale si portò poi nel giorno stesso a S. Gennaro, ed ordinato con pubblico affisso il Te Deum per l'indomani, fu a cagione del tempo piovoso differito alla Domenica. Intanto nel venerdì mattina portatosi accompagnato da suoi generali e dallo stato maggiore nella casa del commune detta di S. Lorenzo all'ora di mezzogiorno, ove radunatosi il governo provvisorio nominato dalla legge dei dì 4. piovoso, ed intervenuta la municipalità, pronunziò il seguente discorso.

Cittadini. La Repubblica Francese depone oggi nelle vostre mani per mezzo mio il più prezioso frutto delle sue vittorie, il governo cioè di un paese, giustamente riguardato come uno de' più felici dell'universo per la bellezza del suo clima, per i vantaggi della sua situazione, per l'abbondanza de' suoi prodotti, per la fertilità del suo territorio, e per lo numero, e l'energia de' suoi abitanti.

Rendendovi la vostra Patria interamente libera dal giogo di lunghissima tirannia, la Francia vi ristabilisce nel pieno esercizio di tutt'i vostri diritti: la governerete dunque con un doppio titolo, con quello cioè di conquista che la Francia vi trasmette, e con l'altro di nascita fondato sopra le leggi della natura, i soli che possano esser legittimi.

L'estensione de' poteri, che la legge vi confida, è grande, perché è stata calcolata su la natura delle circostanze piuttosto, che su i principi de' governi liberi; ma ho creduto, che una grande autorità vi fosse necessaria, affinché la rigenerazione del paese vostro fosse sostenuta con una attività eguale a quella, che sarà messa in opera per impedirla: non dovete giammai però perder di vista, che la forza, che il governo ritrae dalla saviezza della sua condotta, mercé la confidenza che ispira a tutti, e l'impero delle virtù, delle quali dà egli l'esempio, è di lunga superiore a quella, ch'egli tiene dell'estensione de' suoi poteri.

Tutto ciò che avete sofferto per la sacrosanta causa della libertà, perderebbe tutto il suo pregio, se la possanza, di cui siete investiti premio de' vostri sacrifizj, non fosse interamente impiegata a consolidare la libertà del vostro paese, ed a consolare i Repubblicani della lunga oppressione, nella quale hanno gemuto.

Ciò che ha fatto per liberarvi l'armata, che ho l'onore di comandare, gli ostacoli che ha dovuto superare per giungere fino a voi, altrettanto incredibili, quanto l'acciecamento, ed il delirio delle prevenzioni, che gliene hanno reso il camino sì malegevole, e sì sanguinoso.

Villaggio non v'è, che non sia stato necessario di conquistare; non una strada di questa immensa Capitale, che non ci sia stato necessario di assediare. La medesima forza, che vi ha liberati, vi sosterrà; ne prendo il solenne impegno in nome della nazione la più generosa, più leale, che esista.

La Francia non è stata per anche indennizzata da alcuna contribuzione militare per le spese, e le perdite d'una campagna tanto gloriosa: mi riserbo di fissarla di una maniera proporzionata, non alla grandezza de' sagrifizj che la Francia fa alla libertà del vostro paese; ma calcolandola sulle sue facoltà, e su i moltiplici oggetti di annona, e di arti, che esso rinchiude. La cura di raccoglierla sarà confidata alla vostra gratitudine, come ancora la diligenza in effettuarla.

Raccomando a' membri della municipalità, che la riputazione del lor patriotismo, e della probità loro m' ha tutti indicato come godenti la stima de' loro concittadini, e la confidenza del popolo, d'invigilare colla più severa diligenza su tutti i maneggi de' malcontenti, e di reprimere tutt'i disordini con un rigore inflessibile. L'interesse generale comanda la più gran tranquillità, e l'armata Francese non vuole in avvenire fare altro uso della sua forza, che quello di combattere l'inmico esteriore, armato contro la nostra libertà.

 

 

 

Il Cittadino Carlo Laubert, Presidente nominato del Governo Provisorio, pronunziò la seguente risposta.

Cittadino Generale. La nazion francese, celebre sempre per le sue militari imprese, è oggi diventata incomparabile, per aver conquistato col coraggio de' suoi figli la sua naturale indipendenza, atterrando e gli sforzi degl'interni oppressori, e l'insana audacia degli esterni coalizzati tiranni. Qual uomo sensibile a'mali che soffriva l'oltraggiata umanità, poteva vedere i grandi avvenimenti succedersi colla rapidità del fulmine, senza sentirsi acceso da nobile emulazione, senza insorgere contro quegli stessi tiranni, il cui fantastico, ed illusorio potere veniva atterrato e dal coraggio francese, e dalla sublimità de' principj repubblicani?

Molti Napoletani, nudriti ne' severi studj dell'antichità, emula­rono le glorie della gran nazione; ancor essi concepirono il nobile di­ segno di abbattere la tirannia; ma questa, atterrita dall'esempio, e troppo vigilante in un piccolo Stato, impedì quella concentrazione di lumi, e di forze, che poteva sola produrne la bramata rigenerazione.

Una parte di questi uomini sventurati caddero tra' ferri del tiranno, e mostrò tra gli orrori delle prigioni, e della morte quella fermezza, che fa impallidire il Despota, anche quando cerca di satollare la sua fu­rente rabbia; un'altra parte meno infelice giunse ad abbandonare i patri lidi; l'Italia ha trovato tanti piccoli vulcani in quanti napolitani ha raccolti nel suo seno; nè tra' fasti della sua rigenerazione l'ultimo luogo occuperanno i figli del Sebeto. Sembrò allora alla Furia vomitata dal Settentrione, che potrebbe facilmente sradicarsi da questo suolo ogni germe di libertà; accese le torce del fanatismo, organizzò un'armata di spie; ma altro non fece, che accelerare la sua rovina, e la nostra rigenerazione. Tutt'i mali, che questa novella Aletto produsse al non suo paese, la rovina delle Finanze, la depravazione de' costumi, l'ignoranza, e la barbarie, menate in trionfo, e protette da' falsi devoti, e da' piccoli Falaridi, che assistevano alle orgie della novella Messa­lina; le note delle proscrizioni, consegnate alla popolar licenza, accrebbero la nazionale indignazione; e gli ostacoli opposti fin all'ultimo momento della rigenerazione dagl'intrighi e dall'ipocrisia del Distrut­tore delle Calabrie, han servito ad accrescere le glorie della brava ar­mata Francese, a dare un nuovo argomento de' tuoi talenti, e delle tue militari virtù, invitto Generale, a sviluppare l'energie del patriottismo, che strappò dalle mani del tiranno il freno, che imbrigliava il generoso destriero, per riporne la direzione nelle tue.

Tu rimetti nelle nostre mani il dritto di conquista, restituendoci il dritto naturale, che ci aveva rapito il tiranno; e la nazione riconoscente, sentendo l'importanza, e la forza di questo dono, non mette alcun limite ad ogni possibile compenso, che possa accordare alla generosità Francese.

Ma quali sacrifici possono mai compensare l'acquisto della libertà? Invitto Generale, la nazionale riconoscenza è il solo compenso degno della vostra nazione, e de' vostri sentimenti. Questa riconoscenza sarà eterna, e la posterità sorpresa, volgendo gli sguardi sulla Repubblica Napoletana, dirà: Ecco l'opera dell'immortale Championnet.

Cittadini, conoscete da tali discorsi, quale sia la generosa intenzione della Gran Nazione Francese per organo del suo glorioso Generale, e quali le idee del Governo Provvisorio in procurare la felicità della Repubblica Napoletana. Contribuite tutti colle vostre forze, co' vostri talenti, con tutt'i vostri mezzi possibili ad oggetto sì grande, e meriterete la riconoscenza della Patria, e della posterità

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