Maria Carolina

 

Biografie:

Maria Carolina D'Austria

 

Figlia di Francesco, duca di Lorena e imperatore d' Austria e di Maria Teresa d' Asburgo, sposa a Vienna nel 1768, non ancora sedicenne e per procura, Ferdinando IV di Borbone Re di Napoli.   

 

Approfittando dello scarso interesse  del consorte per gli affari di stato,  riesce ben presto a impadronirsi della effettiva conduzione del governo per sottrarre il regno dall'alleanza spagnola ed indirizzarlo verso l'influenza austriaca. Ambiziosa e senza scrupoli si sceglie con facilità altri e numerosi amanti. La nascita nel 1775 di un erede al trono le consente l'entrata effettiva nel Consiglio del Governo e l'anno successivo ottiene l'allontanamento del ministro Bernardo Tanucci  troppo vicino a Carlo III° di Spagna. Si mostra favorevole alle nuove idee illuministiche e si guadagna l'ammirazione degli ambienti intellettuali e progressisti che in lei confidano per una politica di rinnovamento e  di riforme. Appoggia e difende le prime logge massoniche.

Maria Carolina D'Austria

(Vienna 1752 - 1814)

 

 

 

" .... era in realtà il Re di Napoli. Di sotto a quelle ciglia divinamente arcate partiva qualcosa che era o fulmine o iride, la morte o il paradiso. La sua fronte era proprio quella di una regina, e il suo capo parea conformato apposta per una corona. Ne' suoi occhi era la maestà elevata fino alla superba concorrenza coi numi e la voluttà abbassata alle irresistibili seduzioni della prostituta.[ 1] "

 

 

 

Le notizie della rivoluzione francese  trasformano Carolina che comincia a vedere sovvertitori dappertutto. La decapitazione della sorella Maria Antonietta  la terrorizza e teme per la vita sua e di tutta la famiglia. Un odio per i francesi l'accompagnerà per tutta la vita. Insieme ad Acton, suo favorito, inizia una caccia dei filo-francesi e dei giacobini sollecitando delazioni e denunce. Nel 1794 tre ragazzi che avevano sognato di spodestare il Re vengono impiccati; altri 50 vengono condannati a pesanti pene.

 

 

Per garantirsi l'appoggio inglese stringe una particolare amicizia con la giovanissima moglie dell'ambasciatore inglese, Emma Hamilton, una ex massaggiatrice e prostituta molto scaltra ed intelligente.  Nel 1798 promuove e sostiene l'intervento militare contro la Repubblica Romana provocando la reazione dei francesi e la rovinosa disfatta dell'esercito napoletano. Allora non ha che uno scopo, quello di scappare, con il marito, la corte e gli amici inglesi, gli Hamilton e l' ammiraglio Nelson, abbandonando Napoli in completa  anarchia. I fuggitivi portano con loro quanto più si può prendere: tutto il danaro dei banchi pubblici e mobili e casse di capolavori d'arte[ 2] .

 

Louisse Vigeè le Brun: Hemma Hamilton

 

 

 

 

Quando  il Cardinale Ruffo  riconquista Napoli e restituisce il trono al "Re Lazzarone", la regina non accetta la capitolazione concordata e ne impone la rottura. Vuole  piuttosto un generale ripurgo[ 3]  con la morte di tutti i partecipanti e sostenitori della Repubblica Napoletana. Prepara personalmente la lista di quelli che vuole morti e l'affida alla cara e fedele Emma Hamilton. Nelson, ebbro d'amore per costei, impone al Ruffo la rottura del trattato e consente la vile vendetta di Carolina. Tra i primi a cadere, per suo volere, l'Ammiraglio Francesco Caracciolo e Eleonora Pimentel Fonseca che paga l'ardire di tremendi versi sulla sua persona[ 4] .

 

Louisse Vigeè le Brun: Maria Carolina

 

Quando, nel 1806  Napoleone porta sul trono di Napoli il fratello, Giuseppe Bonaparte, si rifugia di nuovo in Sicilia, ma è sola. Tenta di convincere il marito a tentare la riconquista del Regno, ma questi all'impegno politico preferisce i favori della principessa di Partanna. Si convince di ritirarsi a Vienna dove giunge il 2 febbraio del 1814.

Nel mese di settembre, caduto Napoleone, i vincitori, riuniti a congresso in quella stessa città, stanno ridisegnando l'Europa. Quando il 7 settembre le giunge la notizia che per gli acerbi casi del 1799 il congresso non vuole ridare ai napoletani un re carnefice, il suo cuore non regge e si spegne.

Giovanni La Cecilia, in una sua storia sui Borboni di Napoli, riporta un documento con le sue confessioni scritte poco prima di morire.

 

 

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 [ 1]  Francesco Mastriani : I Lazzari.

 [ 2]  Si diceva che la Regina avesse detto" non voler lasciare ai napoletani che soltanto gli occhi per piangere."

 

 [ 3]  Parola che la Regina aveva inventato per l'occasione e che si compiaceva ripetere. Intendeva, nel suo incerto italiano,  una profonda e reiterata eliminazione dei repubblicani e di tutti gli oppositori.

 

 

 [ 4]          Rediviva Poppea, tribade impura,

d'imbecille tiranno empia consorte

stringi pur quanto vuoi nostra ritorta

l'umanità calpesta e la natura ...

Credi il soglio così premer sicura

e stringer lieto il ciuffo della sorte?

Folle! E non sai ch'entro in nube oscura

quanto compresso il tuon scoppia più forte?

Al par di te mové guerra e tempesta

sul franco oppresso la tua infame suora

finché al suol rotò la indegna testa...

E tu, chissà? Tardar ben può ma l'ora

segnata è in ciel ed un sol filo arresta

la scure appesa sul tuo capo ancora.