Parte VI.   

Quando giunge anche a Napoli la notizia della rivolta parigina e della presa della Bastiglia,  Maria Carolina opera una "spaventosa ed irrecuperabile regressione". Il suo atteggiamento nei confronti della massoneria, che nella regina  aveva posto grande fiducia ed aspettativa, diventa da quel momento apertamente ostile.

 

"Scelse deliberatamente - perché la più  facile -  la via della prevenzione, e agì come se tutti gli uomini di cultura piuttosto moderna, che avevano partecipato al generale movimento di idee, fossero dei pericolosi innovatori, e come se il popolo stesso, scontento del disagio economico, fosse pronto alla ribellione". (Alberto Consiglio : La rivoluzione napoletana del 1799) .

 

 

Costanzo Angelini: Maria Carolina

 

Johann Schmidt : The guardian angel 

Temendo fortemente l'opposizione interna ed  ignorando del tutto la fedeltà delle masse (Acton le riferisce notizie esagerate sul numero dei repubblicani Napoletani), si affida "anima e corpo" all'amica Inghilterra,  stringendo una particolare amicizia oltre che con l'Acton anche con Lady Emma Hamilton, giovane compagna dell'ambasciatore inglese a Napoli[*1] .

Il 10 febbraio del 1790 muore l'imperatore austriaco Giuseppe II, gli succede il fratello Granduca di Toscana col nome di Leopoldo II,  e Maria Carolina ne approfitta per stringere ancora di più i rapporti tra il Regno di Napoli e l'Austria. 

 

Per rinsaldare tali rapporti Maria Carolina "decide" il matrimonio delle prime due figlie, Maria Teresa  e Maria Luisa Amalia con  due figli del nuovo imperatore.

In agosto i sovrani di Napoli partono, con due navi da Barletta per Vienna,  con le due ragazze per presenziare  al loro matrimonio ed  assistere alla cerimonia di incoronazione del nuovo imperatore.

 

Durante il loro lungo soggiorno viennese, otto mesi, vengono  raggiunti dalle preoccupanti notizie francesi: Luigi XIV  è praticamente nelle mani del popolo e si parla insistentemente di uguaglianza, fraternità e libertà.

 

Carolina si preoccupa non poco per le sorti della sorella Maria Antonietta e si adopera per organizzare una coalizione a soccorso dei reali francesi.

 

 

Luigi XVI

 

 

Louisse Vigeè le Brun :

 Marie antoinette a la rose (1785)

 

 

Al ritorno da Vienna, Ferdinando e la consorte si fermano a Roma per incontrare il papa Pio VI e  negoziare un nuovo Concordato. Il pericolo francese spinge ad  un riavvicinamento  tra i due Stati: Roma ottiene l'allontanamento di Carlo De Marco, ministro napoletano degli affari Ecclesiastici, considerato dalla Curia troppo ostile.  La paura della rivoluzione arresta definitivamente  la politica delle riforme e da quel momento più nulla sarà come prima.

 

Ferdinando IV e Maria Carolina a Roma con Pio VI

 

Ormai la corte punta solo a "guerra alla Francia ed austera disciplina de' sudditi".

Conseguentemente si aprono nuovi arsenali e nuovi cantieri, e si incrementa la produzione di quelli già operativi. La polizia, affidata a Luigi de' Medici, viene potenziata e organizzata per un controllo capillare della popolazione; e per perseguire i sospettati viene istituita una speciale Giunta di Stato.  La Regina dichiara di voler "distruggere l'antico pregiudizio che rendeva infame il mestiere di denunciante", ricevendo nottetempo i delatori nella fatidica "Camera Oscura". Anche il clero inizia una grande azione di propaganda antifrancese, ed indica nei  rivoluzionari francesi i nemici della Patria, del Re e della Religione. La lotta ai sostenitori ed ai simpatizzanti del nuovo corso viene sostenuta da un gran numero di lazzari, specie da quelli che vivono di loschi espedienti che, anche al fine di alleggerire la pressione poliziesca, collaborano con delazioni in cambio di un tacito lassaire-faire.  

 

 

 

Il 21 settembre del 1792, in Francia, la Convenzione all'unanimità abolisce ufficialmente la monarchia e proclama la Repubblica, ma  il Regno di Napoli rifiuta il riconoscimento e respinge le credenziali dell'ambasciatore Makau. Una divisione della flotta francese guidata dal capitano Latouche-Tréville è inviata alla volta di Napoli per ottenere soddi­sfazione. Quando Il 16 dicembre quindici navi  francesi entrano nel porto, la corte Napoletana si è già ravveduta ed ha riconosciuto il nuovo ambasciatore e dichiarato la sua neutralità alla Francia 

 

 

La flotta francese riparte, ma un'improvvisa tempesta danneggia la nave ammiraglia "Languedoc" e la costringe a riparare di nuovo nel porto di Napoli dove rimane per circa un mese per riparazioni. La sosta forzata favorisce i rapporti tra i francesi e " molti giovani napoletani, ardenti nelle nuove dottrine"; il 12 gennaio, La Touche, in una cena a bordo dell'ammiraglia infiamma l'animo di circa ottanta neo giacobini che "appesero al petto il piccolo berretto rosso" e  "gli agenti segreti della repubblica francese trovarono nelle vecchie logge massoniche, trasformate in focolai rivoluzionari un mezzo efficace per propagandare le nuove idee". La polizia borbonica osserva e prepara la lista coi nomi dei partecipanti tra cui Carlo Lauberg, Annibale Giordano e Antonio Jerocades che, partiti i francesi, continuano le riunioni nel palazzo dell'Ambasciata di Francia. Carlo Lauberg, ex prete scolopio,  e Annibale Giordano, professore di matematica presso la reale scuola militare della Nunziatella, sono affiliati alla massoneria. Hanno aperto, nel maggio del 1792, una scuola privata di chimica dove si legge Il "Moniteur" e quanto proviene segretamente  dalla Francia Repubblicana. Vengono diffuse le notizie sullo sviluppo della Rivoluzione, si disputa di politica e di riforme, si commentano gli avvenimenti francesi e si propagandano gli ideali di libertà e di eguaglianza. Frequentano questa scuola giovani studenti,  molti provenienti dalle provincie, che formeranno il nucleo del nascente giacobinismo napoletano. Tra  questi Pasquale Matera, il prediletto Emanuele De Deo, i fratelli Del Re, Ignazio Ciaja, Matteo Galdi, Giuseppe Albanese, Rocco Lentini, Gennaro Serra Di Cassano, Ettore Carafa conte di Ruvo, l'abate Teodoro Monticelli , Giorgio Mattei, e tanti ancora.

 

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 [*1]                         Goethe, nel suo Viaggio in Italia, dedica alla coppia una pagina deliziosa:

" ... Il cavaliere Hamilton ha raggiunto il colmo di tutte le gioie naturali e artistiche in una bella giovinetta. Egli l'ha qui presso di sè. E' una inglese di vent'anni , bellissima e ben fatta. Le ha fatto indossare una veste greca, che le sta ottimamente; ed ella sciogliendo i capelli e prendendo due scialli, varia talmente i suoi atteggiamenti, i suoi gesti, la sua espressione, che si crede davvero di sognare..."